E’ molto bello ritrovarsi qui, in questo luogo che per molti di noi ha qualcosa a che fare con il concetto di casa. E’ bello e gravoso allo stesso tempo.
Perché se chiudo gli occhi posso immaginare i volti, le battaglie, le speranze, le sofferenze, le vittorie e le sconfitte che sono passati da questo piazzale, e hanno fatto la storia della destra italiana. Bello e gravoso perché oggi è come se gli occhi di tutte le persone che hanno costruito quel percorso fossero puntati su di noi, e si aspettassero una risposta chiara e definitiva alla domanda: c’è ancora spazio per noi nella vicenda politica italiana? E come si interpreta e si rilancia questa nostra identità, nel popolo della libertà e nel centrodestra?
Perché se chiudo gli occhi posso immaginare i volti, le battaglie, le speranze, le sofferenze, le vittorie e le sconfitte che sono passati da questo piazzale, e hanno fatto la storia della destra italiana. Bello e gravoso perché oggi è come se gli occhi di tutte le persone che hanno costruito quel percorso fossero puntati su di noi, e si aspettassero una risposta chiara e definitiva alla domanda: c’è ancora spazio per noi nella vicenda politica italiana? E come si interpreta e si rilancia questa nostra identità, nel popolo della libertà e nel centrodestra?
Ecco siamo qui per rispondere a queste domande. Siamo qui per dire che niente è finito, e per riannodare il filo di una grande storia nazionale. Ancora ricca di uomini, di donne, di giovani, di passione e di buone idee. Certo il tempo passa e si cambia. Come è giusto che sia. Ma si può interpretare meglio la modernità senza dimenticare le radici del nostro impegno. Siamo figli del nostro tempo e siamo eredi di una tradizione nei confronti della quale abbiamo delle responsabilità. Prima fra tutte quella di rendere fiero chi ci ha preceduto.