lunedì 21 dicembre 2009

SVILUPPO E CRISI OCCUPAZIONALE (Forum e dibattiti… ma la mentalità non cambia) di Mauro Malaguti


La crisi internazionale dei mercati penalizza tutti indistintamente, ma i danni che può provocare in una piccola realtà locale come la nostra, già fortemente compromessa dal punto di vista occupazionale e con un’alta percentuale di lavoratori pendolari, sono destinati ad essere ancora più preoccupanti e duraturi nel tempo. Ne sono una drammatica dimostrazione le circa 1500 utenze chiuse per morosità da Hera, le 10mila richieste di pagamenti rateizzati delle bollette e il crescente numero di ferraresi oramai costretto a rivolgersi quotidianamente alla Caritas diocesana. A fronte di queste realtà, il nostro tessuto imprenditoriale è come un malato già fortemente debilitato che ha dovuto affrontare anche i nuovi virus importati dalla globalizzazione. Al di là dunque di organizzare dibattiti e forum per cercare le soluzioni si dovrebbe partire almeno, a mio avviso, da un radicale cambiamento di mentalità di chi amministra verso chi fa impresa. Occorre vedere gli imprenditori come una risorsa per tutti e come oramai unici potenziali portatori di nuove opportunità lavorative per l’intera comunità. In tale prospettiva, quindi, anche situazioni di monopolio, o almeno di preponderante superiorità di una società rispetto alla diretta concorrenza, sarebbero state fermamente da evitare, proprio per agevolare una maggiore concorrenzialità e quindi maggiori opportunità anche sul mercato del lavoro. Ne sono un esempio le metrature degli ipermercati in mano alla Cooperazione e i principali servizi (acqua – luce – gas – rifiuti) in gestione a Hera. Chi ci ha amministrato sino a oggi sosteneva che con tali grandi concentrazioni di importanti segmenti di mercato vi sarebbero stati sicuri benefici per tutti, grazie alla maggiore competitività delle grandi società che avrebbe portato un conseguente abbattimento dei costi per gli utenti finali, ossia i cittadini. Le conseguenze, invece, sono ad esempio che ci troviamo oggi con uno dei ‘panieri’ sui prodotti base della spesa tra più cari d’Italia (Indagine de Il Sole 24 ore) e uno dei costi dell’acqua al m/c tra i più alti (Indagine di Altroconsumo). Poi, con l’ulteriore risultato che l’Amministrazione non ha più nemmeno la forza di incidere nelle scelte strategiche di queste aziende (vedi la questione dello spostamento del Laboratorio analisi acque di Pontelagoscuro). In conclusione, ai vari dibattiti e forum sullo sviluppo e sulla crisi occupazionale ci si dovrebbe prima di tutto porre la domanda: “Con un alto costo della vita e dei servizi primari, lunghi tempi burocratici e infrastrutture per la logistica commerciale a dir poco carenti, perché mai un imprenditore dovrebbe essere invogliato ad insediarsi sul nostro territorio”. E se tutto questo non cambierà radicalmente quali potranno essere le prospettive occupazionali future per i nostri figli?


Mauro Malaguti

*Consigliere Provinciale P.d.L.

giovedì 17 dicembre 2009

"Questioni non risolte a Poggio Renatico" la risposta del Sindaco

Auspicando, da sempre, un confronto civile fra cittadini ed Istituzioni, ospitiamo, così come abbiamo fatto per il "video-denuncia" dell'Ing. Medini, la risposta a questo del sindaco di Poggio Renatico, Avv. Paolo Pavani.

In merito al video amatoriale del Sig. Renato Medini, “Questioni non risolte a Poggio Renatico”, relativo a presunti casi ambientali e urbanistici “non risolti” nel territorio comunale, recentemente apparso su Youtube e divulgato attraverso social network e siti di partiti politici, è con fermezza che sono a rigettare le infondate accuse in esso contenute di inerzia dell'Ente circa tematiche ambientali e politiche urbanistiche. La presente vuole essere una replica circostanziata, dal momento che le affermazioni contenute nel contributo filmato, spesso viziate da inesattezze e superficialità, diffondono informazioni non corrette e capaci di procurare allarme fra i cittadini.

AMIANTO

1) Via Montanari. Dal Sig. Medini viene segnalata la "sicura" presenza di lastre di amianto frantumate su una stradina poderale.
Ciò non risponde al vero: si tratta di sfridi di lastre di fibro-cemento. Nel gennaio del 2005, a seguito di segnalazione telefonica, il responsabile dell’Area comunale Gestione del territorio ha richiesto, con nota del 18.01.2005 prot. 679, l'intervento dell'ARPA. A seguito di sopralluogo ARPA ha inviato nell'aprile 2005 un rapporto in cui si evidenziava come il materiale risultasse fibro-cemento privo di amianto (quindi materiale inerte), regolarmente acquistato, con tanto di fatture e formulario, presso la Ditta Maranit, autorizzata a ciò dalla Provincia di Ferrara con atto n. 82265 del 31.07.03, e messo a dimora sullo stradello quale fondo stradale.
Tutta la documentazione è conservata agli atti del Comune ed è consultabile, benché non risulti che la Commissione Ambiente, di cui è componente il Sig. Medini, abbia mai richiesto informazioni in merito.

2) Ditta Maranit. Dal Sig. Medini viene segnalato un deposito incontrollato di lastre e sfridi all'aperto con sospetto di presenza di amianto.
Anche questo non risponde al vero: si tratta di lastre e gli sfridi in fibro-cemento senza amianto (bandito dall'inizio anni ‘90). Per tali operazioni di deposito, frantumazione e commercializzazione la Ditta è in possesso di autorizzazione della Provincia n. 66129 del 02.09.02, modificata con autorizzazione n. 82265 del 31.07.03 e rinnovata con DIA del 19.04.2007 ai sensi del D.Lgs 152/06, che autorizza, appunto, lo stoccaggio annuale di 67.000 tonnellate ed il commercio annuale di 120.000 tonnellate di materiale di recupero (sfridi).
Le vecchie lastre contenenti amianto presenti nell'area sono messe in sicurezza, come imposto da ARPA, mediante ricopertura con terreno vegetale e alberi, in quanto l'amianto è pericoloso solo se inalato, quindi in fibre, e non per contatto con terreno (non inquina falde o suolo): tant’è che le discariche di amianto altro non sono che la ricopertura del materiale per evitare che le particelle polverizzate possano essere respirate dall'organismo umano.
Anche in questo caso, tutta la documentazione è conservata agli atti del Comune ed è consultabile

ASILO NIDO

1) Dal Sig. Medini viene segnalato lo stato dei lavori e citato come esempio della cattiva politica di cementificazione.
Come noto, il problema dell’attuale stato dei lavori è dovuto al fallimento della ditta appaltatrice, con conseguente risoluzione del contratto in danno dell’impresa. La ripresa dei lavori è quindi stata impedita dai vincoli imposti dal patto di stabilità, in cui rientrano anche le spese già inserite nei piani degli investimenti, per opere già programmate, finanziate, appaltate, accantierate, con una totale paralisi degli investimenti. Tale situazione è stata più volte oggetto di discussione anche in diverse sede istituzionali

STAZIONE POGGIO

1) Dal Sig. Medini viene segnalato che essendo i binari in curva risulta disagevole salire e scendere dai treni diretti a Ferrara.
La questione è stata da me personalmente posta all’attenzione del Dott. Orazio Iacono, Direttore compartimentale Movimento Bologna di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS), anche in occasione dell’inaugurazione del progetto di riqualificazione della stazione di Poggio Renatico “Spazio Vivibile”.
2) Per quanto concerne i binari morti ripristinati poi smantellati, la competenza è di TrenItalia spa.
3) Per quanto riguarda la mancata eliminazione delle barriere architettoniche nel sottopasso ferroviario, esiste una norma statale (art. 25 comma 7- DPR 503/96) che esenta le Ferrovie dello Stato dall'obbligo di eliminare tali barriere quando le stazioni siano prive di personale.

VIA VERDI

1) Dal Sig. Medini viene segnalato il ritardo nello stato dei lavori e viene criticata anche la decisione di ristrutturare la via.
E’ d’obbligo la premessa che tale intervento non rientra fra i lavori pubblici appaltati dal Comune, ma fra le opere eseguite dal lottizzante dell'area di via Borsellino-Puccini, a proprie spese e cura, a seguito della convenzione urbanistica stipulata con il Comune e approvata dallo stesso, naturalmente con la supervisione degli Uffici Tecnici comunali. I rallentamenti sono stati causati in parte dalla crisi generale che ha colpito il settore edilizia e in parte dalla necessità di apportare alcune modifiche tecniche al progetto iniziale (si veda l’eliminazione dei marciapiedi che provocavano problemi di passi carrai e sgrondo delle acque nei cortili).
Attualmente la situazione si è sbloccata ed è stato realizzato il primo manto di asfalto con la segnaletica provvisoria che permetterà a breve di aprire la via alla circolazione, rotonda compresa. In primavera sarà eseguito il manto definitivo con segnaletica definitiva (compreso tracciato della pista ciclabile-pedonale). A lavori terminati la via Verdi risulterà semplicemente allargata, senza alcuna variazione dell’asse della strada, ma con la messa in sicurezza della viabilità sia motorizzata che pedonale.
Ne consegue che completamente falsa risulta la dichiarazione “i lavori sono fermi perché il Comune non paga la Ditta”, in quanto il Comune non ha alcun rapporto economico né con la società lottizzante appaltatrice, né con la ditta esecutrice dei lavori. Erronea appare anche l’affermazione secondo cui di tale tematica il Sig. Medini avrebbe parlato specificatamente in Commissione Ambiente, opponendosi a questo progetto, in quanto la Commissione non è deputata a trattare simili argomenti di natura urbanistica e soggetti al parere iniziale dell'apposita commissione PRG.

VIA TORTORELLA

1) Dal Sig. Medini viene segnalata una criticità ambientale dovuta alla possibile presenza di rifiuti tossici in via Tortorella.
Negli anni ‘60-‘70 sono stati utilizzati come discarica per rifiuti urbani alcuni maceri presenti in fondo alla via Tortorella (Motta Maceri). Questa era la prassi usuale prima dell'entrata in vigore della legge sulle discariche (Decreto n. 912 del 1982). Quando, fra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ’80, questi maceri furono chiusi con terreno di riporto, ignoti portarono, prima della completa copertura, scarti di lavorazioni ceramiche nei maceri a sud e scarti di lavorazioni di amianto nei maceri a nord. Tali impropri depositi furono oggetto da parte del Comune di denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica. All'inizio degli anni ‘90, il Comune, previo redazione di progetto approvato da AUSL, poi ARPA, effettuò la bonifica della zona contaminata da scarti ceramici e, come indicato da ARPA, ricoprì con ulteriore terreno di riporto l’area con amianto: rimuovere con pale lo stesso materiale sarebbe infatti stato più pericoloso, per la dispersione in aria delle particelle di amianto, che, come detto, non inquina il suolo o le falde, ma è pericoloso se inalato. La bonifica dei fanghi ceramici, seguendo i dettami della normativa ambientale allora in vigore, è stata realizzata secondo il migliore e possibile rapporto benefici-costi, cioè asportando la parte più inquinata di terreno, fino a far rientrare lo stesso nei parametri di legge per i terreni industriali, e non per terreni agricoli coltivali (per farlo rientrare in tali parametri, assai più rigidi, il costo dell'opera sarebbe stato enorme). Pertanto attualmente tale terreno non è coltivato, così come per la parte di aree con sottostante amianto. Il Comune ha provveduto alla bonifica pagando in proprio, senza beneficiare di fondi statali o regionali, pur non essendo soggetto inquinatore, ma unicamente per responsabilità oggettiva, in qualità di utilizzatore dell'area (vale il principio di legge che paga chi inquina, in assenza interviene il pubblico).

EDIFICAZIONE VIA BORSELLINO

1) Dal Sig. Medini Poggio Renatico viene additato come un paese di speculazioni edilizie, con uno sviluppo urbanistico disordinato e completamente privo di qualità nei servizi e, in particolare, nel verde pubblico. A suffragio di ciò viene portato ad esempio un edificio plurifamiliare, a suo dire, privo di aree verdi di rispetto.
Preme innanzitutto ricordare che tale edificio, di notevoli dimensioni rispetto allo standard delle abitazioni poggesi, è stato appositamente posto ai margini di un'area verde pubblica di circa 1.300 mq, al fine di rendere meno impattante la sua mole, che in ogni caso si rifà alla tipica edilizia rurale e, come già rilevato, si trova a 150 m circa anche da un’altra area verde pubblica di circa 7.000 mq.
Il territorio di Poggio Renatico si estende per 8.200 ettari di cui 410 ettari circa urbanizzati o da urbanizzare per vari usi (residenziale, produttivo, pubblico), pari al 5% dell'intera superficie, con un'incidenza di circa 115 abitanti per kmq, a fronte dei 170 di Vigarano o dei 500 di Cento. A tal proposito si precisa che il PRG, a suo completamento, prevede la realizzazione di 98.000 mq di nuovo verde pubblico (l’attuale attuazione è al 70-80%), oltre ai circa 28.000 mq già esistenti, ai quali si devono assommare i 20.000 del nuovo parco urbano, per un totale di circa 148.000 mq di verde, corrispondenti a circa 15 mq/abitante (ipotizzando circa 10.000 abitanti), contro i 12 mq/abitante indicati come optimun dalla legge, che solo pochi Comuni raggiungono.
Tutte le zone residenziali, quindi tutte le abitazioni, vecchie e nuove, hanno a disposizione un'area verde pubblica fruibile nel raggio massimo di 300 mq, la cui maggioranza è attrezzata con alberi, panchine e giochi. Inoltre esiste una norma comunale che prevede che per ogni edificio il 60% dell'area scoperta privata debba essere realizzata a prato.
Per quanto riguarda i servizi l'edilizia scolastica è stata ed è tuttora in corso di potenziamento, la rete commerciale alimentare è stata ampliata; sono inoltre realizzati e in corso di realizzazione nel solo capoluogo 1.650 posti auto pubblici, pari ad 1 posto auto ogni 4,38 abitanti (si consideri che le ultime indicazioni CEE prevedono1 posto auto ogni 10 abitanti).
A fronte di questi dati non si può certo denunciare Poggio Renatico come un paese invaso dal cemento e paralizzato dai disservizi. Al contrario la crescita urbanistica, ambientale e sociale è governata con attenzione e giudizio, in base ad un’azione di sviluppo sostenibile.

Avv. Paolo Pavani
Sindaco di Poggio Renatico

lunedì 14 dicembre 2009

LE ESTERNAZIONI DEI POLITICI POI LE PAGANO SEMPRE I GIOVANI

L’aggressione a Silvio Berlusconi è il frutto del clima d'odio che oramai si respira nel nostro paese. Purtroppo, sappiamo bene dove può arrivare lo scontro e la violenza in politica, poiché sono ancora vivi nei cinquantenni i ricordi dei cosiddetti “Anni di piombo” e i periodi di crisi economica e occupazionale contribuiscono certamente ad alzare i toni sulle piazze. Le conseguenze però di chi alimenta i toni dello scontro non le pagano quei politici che lanciano i loro strali trincerandosi dietro i banchi delle istituzioni, le pagano quei giovani che, nel fiore dei loro anni, si lasciano condizionare per poi rovinarsi la vita per sempre. Chi si occupa quindi di politica oggi, in qualunque schieramento militi, deve essere ben consapevole delle proprie responsabilità e di ciò che dice, poiché se troppo spesso le parole possono essere come macigni, quando manca il lavoro e con esso le prospettive stesse di futuro per tanti giovani e tante famiglie, si possono tradurre anche in qualcosa di peggio. Il Presidente del Consiglio vuole fare delle riforme di cui il nostro paese ha assolutamente bisogno e Silvio Berlusconi è presidente del Consiglio per volontà dalla maggioranza degli italiani, chi lo vuole contestare lo faccia nel merito delle questioni e magari proponendo valide alternative, ma l’antagonista politico non si deve mai demonizzare, poiché altrimenti si avvallano, più o meno inconsciamente, reazioni che certamente non fanno bene alla nostra democrazia e ai nostri giovani.

Mauro Malaguti – Candidato del Pdl alle Elezioni regionali 2010

domenica 13 dicembre 2009

PREMIER AGGREDITO: I CATTIVI MAESTRI COMINCINO A FARE SILENZIO di Filippo Rossi*


Il fatto che l’Italia sia diventato un paese in cui anche una sola persona si alzi la mattina e decida di aggredire il presidente del consiglio è il segno che ogni limite è stato oltrepassato. E il fatto che qualcuno, come ha fatto Antonio Di Pietro, si azzardi a spiegare, giustificare in qualche modo un’azione violenta è il segno che la politica italiana deve davvero farsi una profonda analisi di coscienza. I cattivi maestri dovrebbero cominciare a fare silenzio.
Il clima d’odio, di rancore, di delegittimazione dell’avversario e del nemico non può che creare mostri, non può che riportare l’Italia a un tempo che nessuno vorrebbe più vivere. È per questo che la solidarietà e la condanna non sono sufficienti. Perché purtroppo il gesto folle di un individuo rischia di diventare il simbolo dell’apertura di una stagione nera per la storia d’Italia. Una stagione in cui il dialogo e la condivisione perdono terreno rispetto alla logica della barricata, dello scontro, della guerra. È per questo che la politica, tutta la politica, deve fare di più: deve saper reagire con i fatti a un rischio del genere. Deve saper costruire un percorso di pace che sappia allontanarsi da un baratro in cui cadremmo tutti insieme. Tutti perdenti. Perché oggi è stato un gesto di un singolo. Gravissimo. Ma domani potrebbe essere di più. E per questo che non è più tempo dei falchi. È tempo, deve essere il tempo, delle colombe.

sabato 5 dicembre 2009

giovedì 3 dicembre 2009

CIAO GIANNI... CI RIVEDREMO!


Questa mattina, Gianni ci ha lasciato.
Ho perso, abbiamo perso, un Amico.
rodolfo

giovedì 26 novembre 2009

La piscina di Poggio... un anno dopo...

09/11/2008: Pavani in riferimento alla piscina comunale poggese:
"L'opera dovrà essere terminata entro 378 giorni dalla stipula dello scorso 6 novembre. E' senza tema di smentita che posso affermare una nuova pagina della storia del nostro paese viene scritta in questo momento."

20/11/2009: Un anno dopo...
Chi vuole venire con noi in piscina?




SINDACO PAVANI, I TUOI CITTADINI STANNO ASPETTANDO LA PISCINA CHE HAI PROMESSO!!!

giovedì 19 novembre 2009

Questioni non risolte

Pubblichiamo un video dell'Ing. Renato Medini, membro della Commissione Ambiente del nostro comune. Senza commenti... senza parole!

http://www.youtube.com/watch?v=Hhzf_8UB5Ao

lunedì 2 novembre 2009

29 ottobre 2009 - SESTO CONSIGLIO COMUNALE


CRONACA:
Inizio alle 21.15, causa riunione dei capigruppo per analizzare la questione “commissioni” insieme all’Assessore Pareschi ed al Geom. Rizzioli, Capoufficio Tecnico.
Pubblico scarso: oltre alla Dott.ssa Romagnoli (ufficio stampa) e al Geom. Rizzioli (ufficio tecnico), assistono alla seduta sei persone. Una di queste è il Dott. Francesco Pietrucci, Direttore dell’Associazione Intercomunale Alto Ferrarese.
Si parte, come di consueto, con l’Inno nazionale per poi passare celermente all’appello (tutti i consiglieri presenti) e alla nomina degli ormai famosissimi “giovani” scrutatori.
Punto 1 – Approvazione del verbale della seduta precedente
Approvato all’unanimità.
Punto 2 – Comunicazioni al Consiglio Comunale
Il Sindaco, con evidente soddisfazione, comunica ai consiglieri che il prossimo 6 novembre verrà inaugurato “l’ultimo tratto della Cispadana”.
Punto 3 – Accordo di pianificazione con la Provincia di Ferrara per la formazione del Piano strutturale comunale (PSC) associato dei comuni dell’Alto Ferrarese: Bondeno, Cento, Mirabello, Poggio Renatico, S. Agostino e Vigarano Mainarda
Unanimità anche su questo punto. Intervento del vicesindaco Dott. Bergami che dichiara che, adottando questo strumento, l’ammistrazione seguirà uno sviluppo “graduale e armonico” del territorio. Intervento del capogruppo di U.p.P. Garuti per salutare il Dott. Pietrucci e per dichiarare la propria soddisfazione per il compimento di un atto il cui percorso era cominciato sotto la sua amministrazione. Intervento del capogruppo P.d.L. Sani per auspicare che l’impegno del vicesindaco venga rispettato. Il capogruppo di maggioranza Ingargiola dà segno di non aver intenzione di intervenire. Interviene il sindaco che sottolinea l’importanza del PSC, strumento puramente “politico” che permetterà la pianificazione del futuro del nostro territorio per i prossimi 30 anni. Approvato all’unanimità.
Punto 4 – Convenzione tra i comuni dell’Alto ferrarese e l’Azienda USL di Ferrara per la costituzione, organizzazione e funzionamento dell’Ufficio di Piano del Distretto Ovest.
Illustra l’assessore Petrucci. Approvato all’unanimità senza interventi di rilievo da parte dei consiglieri.
Punto 5 – Modifica della composizione della Commissione consiliare permanente per elaborazione e modificazioni allo Statuto ed ai regolamenti comunali. Nomina dei componenti della Commissione
Interviene il sindaco per spiegare che la modifica è “a ridurre” il numero dei componenti la commissione. Il numero di 10 (da oggi sarà di 7) impediva spesso di avere il numero legale per l’approvazione di qualsiasi modifica allo Statuto e ai regolamenti. Si registrano gli interventi di tutti i capigruppo. Garuti per dare il proprio assenso, ma con il suggerimento di aggiungere la “possibilità” di convocare degli esperti in caso di necessità. Sani dà l’assenso del gruppo PDL ma ritiene che, per questioni inerenti lo Statuto comunale, non ci sia alcuna necessità di convocare degli esperti. Ingargiola dà il proprio assenso e sottolinea il suo accordo con Sani. Il sindaco Pavani, che non si attendeva che questo punto fosse così discusso, chiede alla maggioranza se non sia utile una piccola riunione dei consiglieri per accordare una linea comune. Alla fine si decide per accettare la proposta di Garuti, ma senza che questi “esperti” partecipino al voto.
Punto 6 – Interpellanze ed interrogazioni
Il sindaco interviene per spiegare al nostro consigliere Andrea Bergami – il quale, tramite una lettera ai giornali, aveva lamentato che il “sindaco-avvocato” dono rispettava la legge, non rispondendo entro i termini alle interrogazioni della minoranza – che è “prassi” che i termini per le risposte alle interrogazioni non vengano rispettate: non sono sufficienti 30 giorni per approfondire un argomento. Il gruppo PDL prende atto.
Il consigliere Brunello di UpP presenta un’interrogazione relativa al mancato allacciamento della rete idrica HERA a Coronella. L’assessore Pareschi, verbalmente, promette di interessarsi alla questione.
Sani, per il PDL, annuncia che ha 6 interrogazioni… In coro il sindaco e il presidente del Consiglio Ferron stoppano Sani, ricordandogli che il regolamento vuole che se ne possano presentare al massimo 2 per consigliere. D’accordo, due le presenta Sani, due Bergami e altre due verranno depositate al protocollo nei prossimi giorni, perché il consigliere Cavallo non aveva con sé gli occhiali giusti per leggere.
Di seguito l’oggetto delle nuove interrogazioni del PDL:
1) Il gruppo PDL chiede al sindaco (e all’assessore competente) di sollecitare con urgenza l’intensificazione delle pattuglie di controllo del territorio comunale da parte delle Forze dell’Ordine.
2) Il gruppo PDL chiede al sindaco (e all’assessore competente) di riferire i tempi di conclusione dei lavori del sottopasso ferroviario sulla Via Imperiale a Coronella.
3) Il gruppo PDL chiede al sindaco (e all’assessore competente) se sia il caso di rimuovere il senso unico in Via Salvo d’Acquisto.
4) Il gruppo PDL chiede al sindaco (e all’assessore competente) se voglia provvedere alla messa in sicurezza della Via Di Vittorio, strada senza marciapiedi, utilizzata spesso per giungere dalla “rotonda ovale” di via Uccellino ai nuovi quartieri residenziali di Via Dal Monte, Via Pertini ecc.

Il sindaco, volendo anticipare la risposta alla numero 1, vuole manifestare l’apprezzamento suo e di tutta l’amministrazione per il grande lavoro che svolgono i Carabinieri sul territorio comunale. Sani si associa alle espressioni di stima e gratitudine del sindaco.

COMMENTO:
Si rileva un clima un po’ più disteso di quello che aveva caratterizzato le sedute precedenti. Buon segno! L’agonismo del periodo elettorale sembra essere finalmente alle spalle. Speriamo questo sia d’aiuto a maggioranza ed opposizione per lavorare, finalmente, per l’esclusivo interesse della nostra Comunità.
Saluti, sorrisi, toni pacati e scambi di battute, prima, durante e dopo l’assemblea, coinvolgono trasversalmente tutti i partecipanti.
Punto 1
Approvato all’unanimità, ma solo perché il gruppo PDL ha deciso di non fare “le pulci” ai redattori del verbale e di soprassedere all’assenza, sul verbale stesso, di menzione dell’intervento off-topic che Sani fece al termine del consiglio del 24 settembre. Facciamo riferimento alla nota orale in cui Sani chiedeva conto al Sindaco sulle motivazioni che avevano indotto la Polizia Municipale ad “incappucciare” i divieti di sosta sulla via di fronte al Castello Lambertini (la via Matteotti) in occasione della Fiera di San Michele, smentendo le motivazioni con cui si rifiutava la ns. richiesta di derogare al divieto di sosta nella stessa via la mattina di mercato. A questo proposito, sappiano i nostri Concittadini, che dopo aver tentato una difesa d’ufficio di questa scelta contraddittoria, l’Assessore Garuti ha provveduto a far togliere i cappucci dai cartelli di divieto sin dal giorno successivo! Prendiamo atto che si sono accorti della “papera”… ma disperiamo che possano mai ammetterlo. Vetro rotto, incollato, rotto di nuovo e aggiustato con lo scotch… questa l’immagine che ci sovviene per spiegare questa vicenda.
Punto 2
Si noti bene: il termine “ultimo”, riferito al tratto di Cispadana, è da intendersi solamente in senso cronologico, non certo nel significato di “conclusivo”… Infatti si tratta del 5° segmento che l’Amministrazione Provinciale ha portato a definizione in QUARANTA ANNI. Il progetto della Cispadana prevedeva, infatti, un asse di collegamento parallelo al Po che unisse il litorale comacchiese (la SS Romea) con Parma. Dopo aver concluso il primo ed il secondo tratto (Ferrara sud – Comacchio e Comacchio – SS Romea) vi furono tre decenni di “blocco dei lavori”. Negli anni ’90 sembrava si dovesse terminare di lì a poco l’opera, invece si è proceduto con il tratto Chiesa Nuova – Sant’Agostino e con il tratto Chiesa Nuova – Poggio Renatico. Il prossimo 6 novembre, quindi, verrò aperto il segmento che, anziché portare da Poggio Renatico a Ferrara Sud, porterà da Poggio Renatico nord a Poggio Renatico Nordest. In pratica avremo una “supercirconvallazione” di Poggio, con il risultato di tagliare fuori il nostro centro comunale senza agevolare ai poggesi il tragitto verso Ferrara. Per cui la domanda che poniamo all’attenzione dei lettori del nostro blog è questa: perché il Sindaco ha espresso soddisfazione? Quale vantaggio trae la nostra Comunità dall’apertura di questo tratto stradale?
Un po’ meno traffico sulle nostre strade? Può essere, ma non è detto che si tratti di un fatto positivo. Di certo avrà un po’ meno clienti l’edicola di Via Segadizzo; un po’ meno incidenti sulla rotonda “ovale” di Via Uccellino e un po’ meno “per caso” si potrà arrivare al centro del capoluogo. Non ci viene – francamente – in mente nient’altro… ma forse è la brutta stagione che smorza la nostra fantasia.
Punto 3
Solo per ricordare l’impegno del vicesindaco Bergami a fare “tutto il possibile affinchè, da oggi in avanti, lo sviluppo urbanistico e demografico del nostro comune avvenga per gradi”. Siccome verba volant ma scripta (il presente blog) manent…. vedremo!
Punto 4
Nessun commento.
Punto 5
A parte il voler ribadire che non c’è bisogno di costituzionalisti per occuparsi dello statuto comunale, vogliamo sottolineare la particolare identità di vedute fra il capogruppo di maggioranza Ingargiola e quello del PDL Sani. Niente di che, se non fosse che – ne siamo certissimi – molti consiglieri di maggioranza (e molti assessori) se anche, in cuor loro, si trovassero d’accordo con la minoranza su qualcosa non lo direbbero MAI. La dimostrazione la se è avuta proprio in occasione della famosa deroga del divieto di sosta per San Michele. Anziché dire “Ci abbiamo riflettuto, ed abbiamo convenuto che avete ragione voi!”, l’assessore Elettra Garuti ha preferito giustificare un’iniziativa della Polizia Municipale, salvo poi disporre perché venisse immediatamente rivista ed annullata. (vedi commento al punto 1)
Punto 6
Il sindaco sembrava volesse far passare la nostra prima interrogazione come una critica ai Carabinieri di Poggio Renatico. Sani ha dovuto intervenire per confermare la stima e la riconoscenza che la nostra parte politica (la nostra parte politica da sempre, altre "parti" da meno...) nutre nei confronti dell'Arma sia a livello nazionale sia locale. Ci attendiamo che il sindaco legga bene l'interrogazione e confidiamo che comprenda che la nostra richiesta era volta a sottolineare l'insufficienza delle auto in servizio notturno, visto che poche unità devono occuparsi del controllo di tutto l'Alto ferrarese partendo dal comando di Cento. Abbiamo ricevuto da cittadini la segnalazione che, effetuata una telefonata alla centrale in orario notturno, la pattuglia ha tardato anche mezz'ora prima di giungere sul posto della chiamata. Il sindaco ha detto che non è vero, che sarà stato un caso. Speriamo che abbia ragione lui e, se così non fosse, che i cittadini di Poggio non abbiano mai la necessità di un pronto intervento di notte.



MORALE:


Il consigliere Andrea Bergami si deve sorbire la lezioncina compunta del sindaco sulla consuetudine – che fa legge – di derogare alla legge stessa sui tempi di risposta alle interrogazioni dei consiglieri alla giunta. Lo stesso consigliere Bergami però, assieme al suo capogruppo, viene redarguito per aver presentato troppe interrogazioni rispetto quanto prevede il regolamento!
Della serie: La legge è uguale per tutti… quelli a cui pare a loro!!!

venerdì 9 ottobre 2009

ALLORA LIBERIAMOLA, QUESTA STAMPA!


Oggi, all’Europarlamento, la sinistra italiana ha dato l’ennesima riprova di essere nemica degli interessi nazionali. Ha fatto convocare, facendosi forza sui gruppi della sinistra europea, una seduta parlamentare per dibattere sul rischio per la libertà di stampa in Italia.
La seduta si è svolta a emiciclo praticamente VUOTO (solo in venti i parlamentari non italiani, per cui gli stessi che a maggioranza avevano richiesto la convocazione, se ne sono letteralmente fregati) e questo è indice di quanto – in Europa – prestino fede alle baggianate dei sinistrati nostrani.
Per l’ennesima volta PD, IDV e compagnia cantante hanno tentato di portare all’estero l’immagine di un’Italia come repubblica da operetta e degli italiani come un popolo di pecore!
Allora il Parlamento italiano - e mi rivolgo a questa maggioranza - dia una volta per tutte questa benedetta libertà di stampa ai nostri giornalisti! Il modo è uno solo: liberiamo i giornali e la Rai dell’impressionante fiume di milioni di Euro che noi contribuenti siamo costretti a dar loro ogni anno! Basta con il canone e basta con i contributi ai giornali, siano essi di partito (ne diamo già abbastanza di soldi ai partiti tramite i rimborsi elettorali) o siano essi di editori privati.
L’attuale maggioranza – che non può coprirsi dietro l’alibi “prodiano” di essere una maggioranza in bilico o risicata – incominci a fare sul serio!
A coloro che lamentano la mancata libertà di stampa, insegnamo la libertà di lavorare onestamente per vivere, come dovrebbero fare tutti coloro che si definiscono Italiani.

Di seguito i link dei contributi erogati all'editoria nel 2008 (non sono elencati i soldi dati alla Rai, perchè viene intesa come ente pubblico).

Invito tutti a riflettere che non si tratta di soldi raccolti sugli alberi o trovati in un tombino: sono i VOSTRI SOLDI, quelli delle VOSTRE TASSE, quelli per cui dovete rinunciare ad una vacanza con la vostra fidanzata, ad un regalo costoso a vostro figlio o ad una cena al ristorante con vostra moglie.

Buona lettura.

rodolfo sani











giovedì 24 settembre 2009

24 settembre 2009 – QUINTO CONSIGLIO COMUNALE




Se quello di sabato scorso era un “espresso”, questo è stato un Pocket Coffee

All’ordine del giorno solamente due punti:
1) SALVAGUARDIA DEGLI EQUILIBRI DI BILANCIO DI CUI ALL’ART. 193 DEL D.LGS. n. 267/2000
2) APPALTO DI SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI, SANITARI E SERVIZIO PULIZIE PRESSO LA CASA PROTETTA COMUNALE E SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILAIRE. IMPEGNO DI SPESA PLURIENNALE.

Il consiglio inizia alle ore 19,07.
Questa volta tutto nell’ordine stabilito dal “cerimoniale”:
- Inno… o meglio, il riassunto dell’Inno di Mameli;
- Appello… assente giustificato solamente il consigliere Andrea Bergami, a Milano per impegni politici legati al suo ruolo di presidente di AG di Poggio e dirigente di Azione Universitaria a Ferrara;
- Nomina degli scrutatori: oltre alle due giovanissime consigliere del centrosinistra Casari e Perrone e… Cavallo. I più giovani! A parte le battute, il nostro consigliere Cavallo sorride ad essere accostato – solo per la nomina di scrutatore – alle due graziose componenti della maggioranza.

Si procede con l’esposizione del punto 1. E’ l’assessore Poppi l’incaricato e, agevolemte, spiega che tutto procede come previsto, che non ci sono sorprese nei conti del Comune e che, dopo i lievi aggiustamenti operati precedentemente, tutto prosegue a tranquilla navigazione.
Il capogruppo di UpP Garuti dichiara il voto di astensione del suo gruppo, non per il punto in se’, ma per il fatto che riguarda un bilancio preventivo sul quale ci si era espressi negativamente in passato.
Il capogruppo PDL Sani, fa altrettanto… senza giri di parole. Astensione.
Il capogruppo PD Ingargiola annuncia voto favorevole.
Il punto viene approvato a maggioranza con quattro astensioni…

Il punto 2 tocca all’assessore Pietrucci. Spiega che, scaduto l’appalto in questione, il comune dovrà assumere un impegno triennale (che toccherà quattro esercizi finanziari) e che è previsto nell’appalto anche il servizio di assistenza domiciliare.
Garuti si dice soddisfatto della prosecuzione di un impegno che anche la sua amministrazione aveva preso e chiede al suo gruppo il voto favorevole.
Sani si compiace di quanto disposto e annuncia anch’esso il voto favorevole del PDL.
Altrettanto fa Ingargiola.
Il punto 2 è approvato all’unanimità.

Il presidente Ferron sta per “togliere” la seduta ma si fa scrupolo di sentire se qualcuno avesse qualcosa da aggiungere.
Sani chiede la parola. Nonostante non fosse previsto nell’ODG il punto “Interrogazioni ed interpellanze”, chiede lumi su una questione:

“Al termine del secondo consiglio comunale dello scorso 9 luglio, chiedemmo attraverso un’interrogazione a risposta scritta, se non fosse il caso di derogare ai divieti di sosta nelle vie che circondano la piazza, durante lo svolgimento del mercato settimanale, la mattina dei mercoledì. I cittadini lamentano il fatto che, essendo la piazza occupata dagli ambulanti, i parcheggi erano insufficienti e le multe fioccavano. Nel successivo consiglio comunale (il quarto dell’11 agosto 2009) l’Amministrazione ci rese risposta scritta e questa era negativa. A questa risposta era allegata anche una perizia della Polizia Municipale che diceva che proprio nelle giornate di maggior flusso di persone nella piazza del capoluogo, le vie che fungono da perimetro alla stessa dovevano essere lasciate sgombre soprattutto per agevolare la circolazione dei mezzi di soccorso.
Ebbene, proprio questo pomeriggio, in concomitanza con l’arrivo delle giostre nella piazza, i segnali di divieto di sosta sono stati incappucciati. Chiedo al Signor Sindaco e all’Assessore competente di spiegarmi la cosa. Si tratta di un ravvedimento dell’Amministrazione che si è resa conto che, occupata la piazza, occorrono i parcheggi o cosa?”

Il Sindaco, che non ha proferito parola fino a quel momento, fa cenno di non essersi accorto dell’anomalia dei segnali incappucciati. "E' un'iniziativa della Polizia Municipale!" sussurra il sindaco. L’Assessora Garuti accenna ad una spiegazione: “Ma è per San Michele!”
La deroga, quindi, non è possibile per 5 ore alla settimana in occasione del mercato, ma è possibilissima per ben 11 giorni (e notti) di fila, tanto durerà la permanenza delle giostre in piazza per la fiera di San Michele.
Ne abbiamo imparata una nuova: i mezzi di soccorso, a San Michele, volano… come gli asini della famosa barzelletta.

sabato 19 settembre 2009

19 settembre 2009 - QUARTO CONSIGLIO COMUNALE

Un consiglio comunale espresso: 30 minuti 30.

La convocazione di sabato mattina ci aveva lasciato un po' interdetti. Prima ancora della data di questo consiglio ne è già stato convocato un altro per giovedì 24/09... ore 19.00. Speriamo sinceramente che il Sindaco non intenda cambiare la consuetudine delle riunioni di Consiglio alle ore 21.00. Checchè ne possa pensare il sindaco di Berra (che è al centro di una polemica a livello provinciale per aver deciso di convocare i consigli alle ore 19.00) anche i lavoratori dipendenti, oltre agli autonomi, possono avere dei problemi a presenziare la mattina del sabato o in orario pomeridiano.

Tornando a noi: all'ordine del giorno comparivano i seguenti punti:

1) Lettura ed approvazione dei verbali delle sedute precedenti;

2) Comunicazioni al Consiglio comunale;

3) Legge regionale n. 6/2009 "Governo e riqualificazione solidale del Territorio". Adempimenti di cui all'art. 55

4) Indirizzi del Consiglio comunale per la nomina dei rappresentanti dell'Ente presso enti, aziende, istituzioni;

5) Appalto del servizio di refezione scolastica per gli anni scolastici 2009/2010, 2010/2011 e 2011/2012 - Assunzione impegno di spesa pluriennale;

6) Interpellanze ed interrogazioni.

La seduta, convocata per le 10 e mezza, inizia con dieci minuti di ritardo dovuto alla convocazione dei capigruppo da parte del Responsabile d'Area per la Gestione del Territorio, Geom. Rizzioli, che ha illustrato una modifica a quanto da votare per il punto 3.

Ore 10.40 si ascolta l'Inno. Terminato questo, il Presidente Ferron chiede, con parole commosse, un minuto di raccoglimento al Consiglio comunale, in memoria dei "nostri Eroi caduti a Kabul". Non l'avesse fatto lui, l'avremmo richiesto noi: anche se non si tratta di vicende legate al "locale" - non ce ne vogliano i consiglieri di Uniti per Poggio - la partecipazione al lutto nazionale è dovere, oltre che di ogni cittadino italiano, del Consiglio comunale che rappresenta la prima (partendo dal basso) cellula della democrazia rappresentativa del nostro Paese. Osserviamo in piedi il minuto di silenzio. Al termine di questo, il Presidente Ferron ringrazia i consiglieri, ricorda la sua partecipazione - anche se breve - alla Brigata "FOLGORE" negli anni '60 e legge, uno ad uno, il nome, l'età ed il grado dei nostri Caduti.

Si parte con il

Punto 1. Il consesso approva all'unanimità (con l'esclusione del Consigliere Brunello, che nella scorsa seduta era assente) il verbale del C.C. dello scorso 11 agosto.

"Acc... Abbiamo dimenticato l'appello!" sbotta il Segretario comunale. Procediamo all'appello: consigleri comunali al gran completo! (Finite le ferie, eh?) E dopo l'appello il Presidente ricorda anche di nominare i "soliti" scrutatori (che non riportiamo nemmeno più, tanto si tratta sempre degli stessi: i più giovani del Consiglio).

Punto 2. Il Sindaco non ha niente da comunicare... passiamo al successivo.

Punto 3. Il Geom. Rizzioli illustra - a grandi linee ma piuttosto efficacemente - le modalità di recepimento, da parte del Comune di Poggio Renatico, del famoso "Piano-casa". In pratica vi sarà la possibilità di inervenire ad incrementare di una quota che va dal 20 al 30% le cubature delle unità immobiliari ad uso abitazione che non siano sotto vincolo paesaggistico, ambientale o storico. Quanto non previsto dal provvedimento, ricade sotto i vincoli della legislazione preesistente. Non potendo elogiare l'iniziativa che era partita dal Governo Berlusconi, il Geom. Rizzioli non ha mancato di far notare che le competenze in materia sono prerogativa delle Regioni e dei Comuni... e che il Governo aveva preso un abbaglio, arrogandosele. Il Consigliere Garuti è intervenuto per dire che non vi era nulla che ostasse al voto favorevole da parte di UpP. Il gruppo PDL non ha espresso in Consiglio le riserve sul burocratese hard utilizzato dagli uffici comunali per stilare il provvedimento. Votato e approvato all'unanimità.

Punto 4. Si tratta di un "atto dovuto". Riguarda le modalità di affidamento degli incarichi presso gli enti esterni al comune. Si approva all'unanimità.

Punto 5. Il gruppo PDL presenta tre nuove interrogazioni:

a) La sistemazione del fondo stradale di Via Grandi (che attende da tre anni) per cui i cittadini residenti avevano già presentato una petizione alla precedente Amministrazione. Si fa notare che, trattandosi di un intervento di maggiore "visibilità" politica, si è preferito rattoppare una qualche crepa dell'asfalto della piazza, anzichè dare la priorità ad un opera che attende da così tanto tempo.

b) La messa in sicurezza, tramite limite di velocità e rallentatori al traffico automobilistico, della Via dell'Artigianato. Il supermercato LIDL, essendo prossimo a trasferirsi nella nuova più spaziosa locazione, comporterà un notevole aumento del traffico pesante dei rifornimenti che, dovendo recarsi nel nuovo magazzino accessibile da una traversa che parte dalla metà della Via dell'Artigianato, dovranno percorrere un tratto di strada maggiore di quanto non percorrano attualmente. Si ricorda all'amministrazione che Via dell'Artigianato non è esclusivamente un insediamento artigianale, bensì un importante insediamento residenziale.

c) Si chiede all'Amministrazione di relazionare il Consiglio (per iscritto) sullo stato attuale della vicenda dell'Asilo Nido... Il rudere non terminato che è divenuto oramai monumento alle lungaggini della burocrazia locale. Il Sindaco anticipa oralmente la risposta e ci informa che il collaudo tecnico è concluso. L'unico ostacolo alla prosecuzione dei lavori è il patto di stabilità. Ci permettiamo di considerare che questo è senz'altro vero... ma vogliamo ricordare anche che il patto di stabilità a cui si vogliono attribuire tutte le disgrazie dell'universo mondo è stato "inventato" da Tremonti nell'autunno del 2008. Continuiamo a chiederci perchè non si sia provveduto nei quattro anni che hanno preceduto il provvedimento del governo, visto che il progetto del Nido risale ancora all'amministrazione Garuti!

In coda si fa notare che mancano all'appello (dal progressivo delle delibere di giunta) due delibere: la n. 90 e la 93. Ci viene risposto dal Segretario che sono ancora in fase di deliberazione. (???)

Chiediamo al Sindaco la risposta scritta alle due interrogazioni presentate lo scorso 11 agosto. Il Sindaco guarda con fare interrogativo il Segretario... No, non c'è ancora una risposta. Nessun problema: prendiamo atto.

Fine del Consiglio comunale. Rompiamo le righe!



giovedì 17 settembre 2009

lunedì 14 settembre 2009

FARE POLITICA OLTRE IL PRESENTISMO di Alessandro Campi*


Gianfranco Fini non abbandonerà Silvio Berlusconi: non gli farà lo sgambetto fondando un suo nuovo partito e non darà una mano ai nemici di quest'ultimo annidati nel Palazzo, nelle redazioni dei giornali e nelle procure. E ciò non per le ragioni che suggerisce Feltri nel suo editoriale sul “Giornale” di oggi: perché diversamente, se non si decide a “rientrare nei ranghi”, anche lui e i suoi uomini verranno travolti dal fango, dai dossier anonimi e dal fuoco della calunnia a mezzo stampa. Ma per ragioni più serie e cogenti, di natura politica, che sfuggono o non sono ritenute importanti da chi ha deciso di derubricare la lotta politica a minaccia e ricatto.La prima, sentimentale, è che quindici anni di collaborazione e di amicizia, di incontri che in alcune fasi sono stati persino quotidiani, non si cancellano d'un colpo, solo perché nel frattempo sono insorti divaricazioni e attriti. Riconoscenza e lealtà, si dice, non hanno nulla a che fare con i rapporti di potere, dove contano solo l'interesse e il tornaconto immediati, ma questo è il realismo dei cinici, che pensano di saperla lunga, di conoscere il mondo la storia e gli uomini, mentre in realtà hanno solo idee confuse e approssimative, finendo così per interpretare la politica a misura delle proprie miserie. La seconda, più concreta e fattuale, è che Fini non ha alcuna convenienza ad apparire – ammesso sia mai stata questa la sua intenzione – come colui che colpisce alle spalle il suo antico alleato, per di più in un momento di sua oggettiva difficoltà e in una fase politicamente così turbolenta e magmatica, che sembra fatta apposta per favorire le peggiori avventure. L'elettorato non apprezzerebbe quello che a tutti gli effetti sarebbe un tradimento, un gesto estremo e imperdonabile, che in politica non ha mai portato fortuna a chi lo ha commesso. La terza, quella dirimente, è che Fini – come lui va ripetendo, senza che nessuno si decida a prenderlo sul serio – sta conducendo una battaglia diversa – per contenuti e tempi di svolgimento – da quella che gli viene quotidianamente imputata: non una guerra di logoramento e d’usura ai danni del Cavaliere, che sarebbe in effetti un suicidio politico, ma appunto una battaglia di idee – e conseguentemente anche politica – finalizzata a due obiettivi di massima: da un lato, la creazione di un blocco sociale, politico e culturale che possa stabilizzare il berlusconismo, dandogli un futuro, e rendere permanenti le trasformazioni che hanno investito il sistema politico nell’ultimo quindicennio, a partire dal bipolarismo; dall’altro, la definizione di un orizzonte ideale, di un sistema di valori, di uno stile politico, diversi da quelli che caratterizzano attualmente il centrodestra, meno orientati al populismo e alla demagogia antipolitica, maggiormente aderenti al modo d’essere e di ragionare dei partiti e delle forze che si riconoscono nella famiglia del popolarismo europeo. A Gubbio Fini è stato chiaro: il Popolo della libertà è e rimane il suo partito. Solo che lo vorrebbe diverso da come è attualmente. Al momento nulla più di un organigramma, all’interno del quale poco si discute e poco si decide. Un partito che la gente non vota, dice lo stesso Denis Verdini, uno dei suoi coordinatori, perché in realtà la gente vota solo e soltanto Silvio Berlusconi. Ma se le cose stanno così perché non chiuderlo direttamente? Che senso ha mantenere in piedi un simile apparato se si tratta solo di una copertura o di una messinscena, se ciò che conta – oggi, domani, sempre – è solo e soltanto la volontà di Berlusconi e la sua capacità di aggregare consenso qualunque cosa faccia e dica?La verità è che tra i maggiorenti del partito, tra i fedelissimi di Berlusconi, ha preso piede nel corso del tempo un atteggiamento che si può solo definire nichilista e potenzialmente autodistruttivo. Il loro problema non è, forse non è mai stato, dare continuità storica al berlusconismo, farlo diventare una famiglia politica stabile, perpetuare un’eredità e dare un senso politicamente compiuto ad una stagione politica tra le più convulse e tuttavia esaltanti della recente storia italiana, ma cavalcare l’onda sino a che ci sarà Berlusconi. Brunetta, per fare un esempio, quest’atteggiamento lo ha apertamente teorizzato: io sono berlusconiano, ha scritto alla lettera qualche tempo fa, perché a me del dopo Berlusconi non me ne importa nulla. Dopo Silvio, dunque, venga pure il diluvio, tanto noi non ci saremo più e comunque a quel punto, quando la festa sarà finita, faremo altre cose. Nel frattempo, però, quanto ci siamo divertiti!Bene, il problema di Fini, che è poi il problema dei moderati e della stessa politica italiana, è esattamente il contrario: far sì che dopo Berlusconi, quando sarà, non si torni al punto di partenza, non vincano i restauratori o i nostalgici della Prima Repubblica, non ci si trovi in un deserto di rovine, non si lasci campo libero al progetto disgregante perseguito con precisione chirurgica dalla Lega. E perché ciò accada, perché questi quindici anni di storia italiana non si risolvano dunque in una solitaria cavalcata nel deserto, avvincente quanto sterile, lo strumento del partito è a dir poco indispensabile.Ma, appunto, un partito vero. Con un leader, certo, ma anche con una base militante, con dirigenti e quadri che trovino qualcuno a Roma disposto ad ascoltarli, con una sua autonoma piattaforma culturale, con molte anime e sensibilità al suo interno, tutte legittime e rispettose le une delle altre, come si conviene ad un partito che è nato per essere inclusivo e plurale, per parlare a quanti più italiani possibile, per imporre nella società italiana una presenza non effimera.E invece questo partito, almeno per come appare sinora, è silente e inconsistente. Dovrebbe essere, perché a questo servono i partiti, la cinghia di trasmissione attraverso la quale stabilire un dialogo continuo e costruttivo con la società italiana nelle sue diverse articolazioni. Nella realtà, avendo sposato l’idea del partito carismatico-plebiscitario, inteso come semplice comitato elettorale, come forza d’urto da mobilitare solo in occasione di adunate propagandistiche e di scadenze alle urne, sta accadendo esattamente il contrario. Ciò che conta, ciò che si ritiene politicamente pagante, è solo il continuo appello al “popolo”, che è un’astrazione retorica, mentre si trascurano il radicamento nel territorio e il dialogo con le forze sociali organizzate, finendo così per aderire ad un’immagine falsata e sociologicamente primitiva della realtà italiana, percepita alla stregua di un magma indistinto, di un blocco destrutturato abitato da individui alla deriva, ai quali solo il carisma del capo può offrire un ancoraggio stabile. Peggio, nel convincimento che sia in corso una guerra politica all’ultimo sangue, con l’idea di dover difendere a spada tratta Berlusconi dai suoi molti nemici ovunque annidati, si è addirittura scelto di andare allo scontro frontale con qualunque forma di potere sociale organizzato. Si sospetta degli industriali perché dialogano con la Cigl. Si ritengono i sindacati un freno allo sviluppo economico. Si polemizza con la Chiesa solo perché, facendo il suo mestiere, invita a comportamenti morali gli individui. Si inveisce contro il culturame come ai tempi di Scelba. Si considerano i giornali un covo di sovversivi. Si mortifica il pubblico impiego con le campagne contro i fannulloni. Si inveisce contro il sistema bancario. Si vede nella magistratura una minaccia all’ordine costituito. Si impreca in modo indistinto contro i “poteri forti”. Si trascurano le forze dell’ordine per fare posto alle ronde. Si trattano gli immigrati, che sono ormai una presenza stabile nella società italiana, come ospiti indesiderati. Si tolgono risorse alla scuola nella convinzione che tanto i professori votino tutti a sinistra. Insomma, stiamo assistendo allo strano spettacolo di un partito, il più grande in Italia e uno dei più grandi in Europa, che è attualmente al potere ma si comporta come una forza di minoranza, assediata e priva di respiro progettuale, senza una forza propria, in urto con il mondo intero. Un partito che senza accorgersene sta procedendo sulla strada dell’isolamento sociale, che prima o poi, quando non ci sarà più la magia di Silvio a far quadrare le cose, rischia a sua volta di diventare isolamento politico ed elettorale. Questo Fini sembra averlo capito e per questo vorrebbe un Pdl più dinamico e attivo, più strutturato e autonomo, meno condizionato in ogni suo atto dall’ombra del suo leader, che nessuno peraltro mette in discussione, più dialettico al suo interno ma anche maggiormente in grado di intrecciare relazioni, contatti, alleanze stabili con il mondo esterno, invece di stare a minacciare ogni giorno sfracelli e rappresaglie.Questo, per chi lo abbia ascoltato con attenzione, è stato il senso autentico dell’intervento di Fini a Gubbio. Un invito al realismo e all’intraprendenza, alla sobrietà nello stile e al coraggio delle idee, un invito a fare politica fuori da una logica di continua emergenza, un invito a cambiare marcia affinché il Pdl, che resta una grande intuizione politica, ma le intuizioni debbono prima o poi concretizzarsi, possa dispiegare al meglio tutte le sue potenzialità. Nonostante ciò – vuoi per malizia, vuoi per la soggettiva difficoltà di alcuni a distinguere tra le miserie della politica quotidiana e una critica che si vuole strategica e costruttiva – c’è chi continua a non capire, immaginando che dietro le parole del Presidente della Camera ci siano motivazioni recondite e inconfessabili. Fini è, come suole dirsi, un politico navigato. Sa bene, dunque, che le sue attuali posizioni rischiano di essere utilizzate in modo strumentale da chi, muovendosi a sua volta alla cieca, sembra avere in testa un solo obiettivo: liquidare Berlusconi a qualunque costo e con qualunque mezzo. Ma la fine traumatica di Berlusconi significherebbe la morte prematura del disegno strategico perseguito da Fini, disegno del quale si può ovviamente pensare tutto il male possibile, ma che non ha nulla a che vedere con le pazze geometrie politiche che vanno attualmente di moda sui giornali e nei corridoi del potere. In questa fase Fini sta incassando molti applausi a sinistra, una sinistra mai tanto confusa e priva di bussola, ma le sue parole, a leggerle con attenzione, hanno tutt’altro destinatario, appunto un centrodestra che invece di chiudersi a riccio dovrebbe puntare ad allargare i suoi attuali confini, e soprattutto obiettivi diversi da quelli sospettati o temuti. E questo esclude, se la politica mantiene ancora un minimo di razionalità, che egli possa prestarsi a manovre ed espedienti che peraltro rischiano di non portare a nulla e di aumentare l’attuale confusione, con danno gravissimo per la democrazia e per l’intero paese.Stando così le cose, dispiace – ammesso il dispiacere sia una categoria politica – che le sue posizioni vengano ridotte a caricatura, che ogni sua uscita venga vissuta come un attacco o una provocazione all’interno del suo stesso campo. Dispiace, insomma, che non ci si renda conto che la sua non è una subdola battaglia contro la maggioranza di cui fa parte, ma un tentativo – discutibile, per carità, ma bisognerebbe avere il buon gusto di contestarne gli argomenti invece di ricorrere a segnali obliqui e a vaghe minacce, invece di fare continui processi alle intenzioni – teso a far crescere il centrodestra in una chiave autenticamente egemonica, a dargli un respiro europeo, a garantirgli, in primis attraverso lo strumento del partito, insostituibile in democrazia, un futuro politico e uno stabile radicamento della società. Con Berlusconi, oggi, oltre Berlusconi (e oltre lo stesso Fini), domani. Che non lo capisca Feltri, ci può anche stare: è un giornalista e il suo obiettivo non è fare politica, ma vendere più copie del giornale che dirige. Che non lo capiscano Berlusconi, i berlusconiani e i maggiorenti del Pdl, prigionieri dell’eterno presente che ormai ne condiziona ogni pensiero e azione, vittime della sindrome da complotto che essi stessi stanno irresponsabilmente alimentando, questo sì che è davvero preoccupante. Per il centrodestra, per l’Italia.


da FareFuturo web magazine del 14 settembre 2009

mercoledì 9 settembre 2009

SI É APERTO IL “DOPO-BERLUSCONI” di Alessandro Campi*


S’è aperta la fase due del “grande gioco” al massacro che comunque vada a finire rischia di cambiare per sempre la politica italiana. Messi in riga i cattolici e i giornali dissidenti, tocca ora a Fini subire accuse e reprimenda: Bossi e i suoi gli danno pubblicamente del matto, preconizzando per lui un futuro ai giardinetti; Feltri, ispirato dall’odio di Veneziani per l’uomo che avrebbe tradito la destra di cui quest’ultimo s’è fatto custode ortodosso, lo accusa di essere un mezzo comunista, un voltagabbana e un cinico ambizioso. L’idea che sostiene tutti questi attacchi è, all’ingrosso, quella di soffocare o delegittimare ogni pensiero critico nei confronti del Cavaliere, di costruirgli intorno una cintura di sicurezza, di creare un nuovo ordine a partire dal caos generalizzato. La divisione del lavoro appare chiara: il Giornale crocifigge gli avversari, reali o supposti, interni o esterni, a mezzo stampa, insultando e denigrando; la Lega mette a disposizione le truppe, in Parlamento e nelle piazze; Ghedini si occupa dei contenziosi in tribunali a colpi di carte bollate. Quello che non si capisce di questa strategia è se serva davvero a liberare il Cavaliere dai petulanti che lo accusano e lo incalzano - peraltro senza nemmeno distinguere tra chi lo vorrebbe morto e chi, più modestamente, lo vorrebbe soltanto all’altezza del suo ruolo istituzionale, nuovamente capace di fare politica - o piuttosto a renderlo prigioniero dei suoi nuovi e feroci pretoriani. Berlusconi era il politico del sorriso, degli slanci generosi e delle grandi visioni. E per questo ha vinto e convinto. Lo stanno rendendo, più di quanto già non sia da qualche mese in qua, un uomo assediato e impaurito, perennemente accigliato, mosso solo dal risentimento e dallo spirito di vendetta. Contenti loro, contento lui… L’attacco di Feltri a Fini, che da ieri tiene banco, era nell’aria. Da settimane, in settori del centrodestra, gli si rimproverava di aver venduto l’anima all’avversario, di cercare il plauso della sinistra per ragioni di carriera e di mettere i bastoni tra le ruote al governo. Da tempo si diceva che, così continuando, si sarebbe trovato solo e privo di seguito politico, come se il muoversi in controtendenza rispetto alla vulgata fosse divenuto d’improvviso una colpa e senza nemmeno rendersi conto che proprio l’agire in solitudine, il giocare d’anticipo e fuori da ogni schema, è stata a suo tempo la virtù che ha fatto politicamente grande e unico Berlusconi. Ma hanno egualmente colpito la virulenza e il tono delle imputazioni, segno che qualcosa si è rotto per sempre nell’equilibrio dei poteri e nel costume civile di questo sfortunato paese. Ma cosa si imputa a Fini, fatti tutti i conti e una volta accettato l’invito di Feltri, sinceramente paradossale provenendo da lui, ad una discussione pacata e ragionevole?Di aver cambiato idea strada facendo - come capita sovente a chi fa politica prendendola sul serio, considerandola cioè l’arte di dare risposte nuove a problemi nuovi - e di perseguire oggi un’idea di destra, e un’idea di sé e del proprio ruolo sulla scena pubblica, che non piace evidentemente a chi sullo scontro all’arma bianca e sulla logica amico-nemico, volgarizzata al limite del parossismo, ritiene che si debbano costruire le fortune di un partito o di un leader. Non dunque sulla contrapposizione di idee e di programmi, che dovrebbe essere il sale della politica democratica, ma sulla delegittimazione dell’avversario e sulla messa in ridicolo dei suoi argomenti. Strada imboccata a suo tempo proprio contro Berlusconi dalla sinistra, che di fatti ha perso tutte le sue battaglie, e oggi curiosamente percorsa a larghe falcate anche dal centrodestra. Sulla collocazione politico-ideologica di Fini, inequivocabilmente di destra, coerente con l’evoluzione che quest’ultima ha subito in anni recenti su scala europea, ma in linea su molti punti anche con le posizioni tipiche di quella italiana nel secondo dopoguerra, si potrebbe scrivere un lungo e argomentato saggio. Ma non è questo, con ogni evidenza, che interessa Feltri e coloro che ragionano alla sua stregua. Nulla importa loro delle esperienze di Cameron e Sarkozy, che rispetto ai loro omologhi italiani al governo davvero parlano un’altra lingua e hanno un altro stile. E nemmeno li riguarda il fatto che i grandi numi tutelari della destra italiana nelle sue molte anime - da Gentile a Evola, da Prezzolini a Spirito, da Volpe a Montanelli - nulla hanno mai avuto a che fare con una politica che si limita ad aggregare e costruire consenso vellicando gli istinti e mortificando la ragione, che urla e sbraita senza mai costruire nulla, che appare dogmatica e militaresca non in virtù delle sue certezze granitiche ma semplicemente perché manca di idee e di luoghi ove eventualmente discuterle. Feltri imputa a Fini di non fare proposte, ma solo di criticare la sua stessa maggioranza. L’evidenza dice il contrario, come si è visto con riferimento a questioni quali il testamento biologico, il diritto di voto amministrativo agli immigrati regolari, la riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana. Solo che - chissà per quale ragione - queste che sono a tutti gli effetti proposte e contributi alla discussione politica vengono regolarmente scambiate, soprattutto nel centrodestra, per “provocazioni” che rischiano di confondere le idee al popolo. Senza rendersi conto, ciò dicendo, che la politica (e tanto più coloro che si piccano di essere leader) il popolo dovrebbe guidarlo, non assecondarlo nelle sue paure e nei suoi pregiudizi, peraltro irresponsabilmente alimentati per ragioni di basso e miope tornaconto elettorale. E senza avere chiaro cosa il popolo pensi davvero.Ma ciò che Feltri più gli rimprovera - più dei suoi ammiccamenti a sinistra, più delle sue estemporanee alzate d’ingegno - è, al dunque, di non scendere in campo impugnando anch’egli la spada. Il che è davvero paradossale. Da un lato, quando sostiene posizioni che appaiono eterodosse, si vorrebbe un Fini silente, in omaggio al suo ruolo istituzionale, in realtà in obbedienza ad un formalismo peloso, nello spirito da caserma che così continuando porterà il Pdl alla tomba anzitempo, dall’altro però lo si vorrebbe omologo allo stile, urlante e battagliero, demagogico e sguaiato, che la destra italiana, negando la sua stessa storia, s’è data negli ultimi anni come sua estrema cifra ideologica. Una destra istituzionale e rispettosa dello Stato, amante della legalità e delle regole, composta e pensosa, capace di ripensare se stessa e all’altezza della storia, sembra diventata in Italia una chimera, un sogno impossibile.La verità, per capire ciò che sta davvero accadendo, per trovare un senso in tanta confusione, è che il dopo Berlusconi si è aperto. Ma nel modo peggiore. Invece di accompagnarlo in un chiave politica, compito che spetterebbe al medesimo Berlusconi, si è deciso di esorcizzarlo, di affrontarlo in una chiave grossolana e meramente tattica, puntando a blindare il centrodestra intorno al suo leader di oggi e a gettare in panico in campo avversario, attraverso l’uso di strumenti d’offesa poco convenzionali, dall’insulto ad hominem al dossier anonimo.E così, lungi dal costruire il grande partito dei moderati, che sia lo sviluppo coerente ma non meccanico di questi quindici anni di storia berlusconiana, si stanno ponendo le premesse perché esso imploda in un fragore sordo, dissolto in mille spezzoni. Sarà un campo di rovine l’eredità del Cavaliere grazie ai suoi volenterosi miliziani?

*da “Il Riformista” del 9 settembre 3009

martedì 8 settembre 2009

LO SCONTRO FINI-BERLUSCONI SPIEGATO A MIA MAMMA di Carmelo Palma*

Cara Mamma,
non credere a Feltri, che non crede a nulla e ci sta simpatico anche per questo. Fini non è diventato di sinistra. Se te lo spiego in politichese non capisci e non lo capisco bene neanche io, anche perché non è proprio uno scontro politico, ma è piuttosto un incidente stradale.
A Fini, quasi 15 anni fa, non solo Berlusconi ma l’Italia berlusconiana (votando in massa per l’editore dei Puffi e di Drive In, che voleva abbassare le tasse e combattere i moralisti e i comunisti) spiegò che la destra italiana non solo non doveva più essere fascista, ma non poteva neppure più essere puramente conservatrice. Che per conservare il buono, bisognava buttare un sacco di simbologie, di pregiudizi, di cattive abitudini: quella all’invidia sociale e quella all’ipocrisia sociale, quella di mettere a debito ai figli l’egoismo dei padri, e quella di far pagare ai cittadini il moralismo interessato dei legislatori.
Fini ha capito la strada ed è partito. La storia del centro-destra europeo gli ha confermato che la direzione era quella giusta e ora è lanciato come un siluro. E che succede: succede che quel diavolo del Cavaliere, mentre stava per essere raggiunto, ha prima inchiodato e poi messo la retromarcia. Capito? La retromarcia! Pum! Feltri si è travestito da vigile urbano, è accorso sul luogo dello scontro e ha fatto la multa a Fini, dicendo che sulla strada del centro-destra in Italia si deve procedere al contrario, perché il Presidente Guidatore ha deciso così e il popolo automobilista gradisce. Vagli a spiegare che guidare in retromarcia è molto più pericoloso, e non porta lontano. Giusto a parcheggiarsi da qualche parte.
Ora tu mi chiederai perché il Cavaliere ha messo la retromarcia e ha deciso di parcheggiare il centro-destra vicino al punto da cui era partito. Ma a questa domanda quel pesce lesso di tuo figlio non sa ancora rispondere.
Ciao

*da Libertiamo.it

lunedì 7 settembre 2009

Pdl/Fini, i sospetti dei suoi e l'appello a 'evitare risse' *


Fino a sera nessun contatto con Berlusconi, poi nota premier

Roma, 7 set. (Apcom) - "Come ha preso Fini l'editoriale di Feltri? Sarebbe bello sapere come l'ha presa Berlusconi...". A metà pomeriggio gli uomini che avevano avuto modo di parlare con il presidente della Camera sintetizzavano con questa battuta lo stato d'animo con il quale avevano accolto il durissimo affondo del 'Giornale' contro Gianfranco Fini. Sospetti e tensioni alimentate dalla provenienza dell'attacco a mezzo stampa, sospetti e tensioni solo in parte stemperati, a sera, dalla 'dissociazione' del Cavaliere, utile soprattutto a stoppare il rischio di un'escalation tutta interna al Pdl. A fotografare il clima, piuttosto gelido, tra i due leader del Pdl basterebbe forse il fatto che, fino a pomeriggio inoltrato, nessun contatto veniva segnalato tra Berlusconi e Fini. Nemmeno una telefonata, tanto che chi conosce entrambi assicurava: "Fino alle sette di sera nessun colloquio, l'ultima volta che si sono sentiti è stato a inizio agosto". D'altra parte l'unico commento ufficiale che filtra dall'entourage del presidente della Camera attinge dal repertorio finiano delle ultime settimane: "Bisogna stoppare questo clima di rissa permanente". Ma è scontato che l'attacco, vissuto dai finiani alla stregua di un "insulto", rivolto dal giornale di proprietà del fratello del premier, ha irritato il presidente della Camera. Fini l'ha sempre detto: in un partito plurale, in una formazione già vicina al 40% dei consensi non si può pensare che esprimere un'opinione diventi reato di lesa maestà. "Rientrare nei ranghi? Quali, quelli di Berlusconi? Vogliono il pensiero unico?", si scaldava un finiano durante una giornata vissuta con apprensione. Poi, alle sette di sera, la nota di Berlusconi, la seconda in due settimane, dopo quella messa nero su bianco per frenare le conseguenze del caso Boffo. "Come si può ben immaginare non ero a conoscenza dell'articolo del dottor Feltri sul Presidente Fini apparso oggi su Il Giornale - assicura il Cavaliere - articolo di cui non posso condividere i contenuti. Confermo invece al Presidente Fini la mia stima e la mia vicinanza". A scorgere l'elenco dei politici del Pdl scesi in campo durante la giornata per difendere Gianfranco Fini dal duro attacco di Vittorio Feltri sul 'Giornale' si ha forse la mappa della situazione interna al Popolo della libertà. Di fronte alle parole di fuoco dedicate dal direttore del quotidiano al presidente della Camera, si nota innanzitutto il silenzio dell'ala forzista del partito. Né Sandro Bondi, né Denis Verdini hanno speso una parola per l'ex leader di An. Anche i vertici dei gruppi parlamentari, ad eccezione del vicecapogruppo Italo Bocchino, tacciono: zero interventi di Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. L'intervento di Ignazio La Russa, invece, arriva alle 19.30, poco dopo quello di Berlusconi. E poi ci sono ministri un tempo vicinissimi al presidente della Camera come Altero Matteoli, oltre che l'intera compagine governativa di estrazione Forza Italia. Sulla sponda opposta, quella dei 'finiani' o 'neofiniani', si collocano i fedelissimi del presidente della Camera, quelli che lo hanno sostenuto nelle ultime battaglie. Lo difende Italo Bocchino ("Da Feltri un attacco poco elegante"), lo sostiene Fabio Granata ("il partito non è una caserma"), lo appoggia Andrea Ronchi ("Fini e un leader coraggioso ed è il cofondatore del Pdl") e sollecitata scende in campo in sua difesa Giorgia Meloni ("Il partito non è una caserma, occorre rispetto"). Con lui anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che invita Feltri a rientrare nei ranghi, e Carmelo Briguglio, secondo il quale così il Giornale danneggia Berlusconi e rafforza Fini. Altri, provenienti da un percorso diverso, non lasciano solo Fini: lo fa Benedetto Della Vedova, secondo il quale Fini rappresenta una destra europea e Feltri è "fuori luogo", e Roberto Menia ("Non si possono imputare a Fini i problemi del partito"). E, ovviamente, si stringe intorno a Fini la fondazione Farefuturo: "Il Presidente della Camera non sta a cuccia, fa il suo mestiere e nel Pdl troppe volte il dibattito degenera in signorsì". Nel giorno delle accuse di Feltri, secondo il quale il 'compagno Fini' punta al Quirinale, rinnegando il passato e facendosi usare dalla sinistra, anche Umberto Bossi non lesina critiche al presidente della Camera. Il leader della Lega, che stasera vedrà Berlusconi, non fa complimenti: il voto agli immigrati proposto dall'ex leader di An? "Chel lì l'è matt. Quello lì è matto. Come già riferito a monsignor Bagnasco anche noi vogliamo aiutarli, ma a casa loro. Se questo il presidente Fini non lo capisce è condannato a perdere altri voti". Gli attacchi a Fini non sfuggono all'opposizione. Dice Pierluigi Bersani: "E' ormai evidente che nelle difficoltà in cui si trovano c'è un richiamo all'ordine violento per chiunque apra bocca. Questo testimonia un nervosismo diffuso". Secondo il candidato alla segreteria del Pd, comunque, quanto accade è il segno che "la leadership del presidente del Consiglio si sta indebolendo". Un'analisi, quest'ultima, che trova d'accordo il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "E' chiaro - spiega - che il dopo Berlusconi è già cominciato", lo dimostra il fatto che Berlusconi "delira" contro tutti: "un delirio di uno contro tutti che finisce per essere autolesionistico per l'Italia e per lo stesso presidente del Consiglio".
* da APCom

Caso Boffo e tutto il resto: DOVE VUOLE ARRIVARE IL “COMPAGNO FINI” di Vittorio Feltri*


Il presidente della Carriera rinnega il passato efa retromarcia su quasi ogni cosa: immigrazione, biotestamento e persino sui gay Il suo obbiettivo: correre per la presidenza della Repubblica. Ma in realtà rischia di essere solo un taxi utile all`opposizione.


Caro presidente Fini, sono abituato agli attacchi personali di giornalisti e politici e non mi sono offeso dei tuoi nella circostanza dell' affare Boffo. Hai definito i nostri servizi in proposito esercizi di killeraggio, qualcosa di vergognoso, un esempio di giornalismo da bandire; le stesse accuse rivolteci dalle voci e dalle penne di sinistra non più intinte nell`inchiostro rosso, bensì nell`acqua santa; voci e penne che fino ad alcuni mesi orsono erano impegnate a criticare la Chiesa, il Papa, i vescovi, i parroci e anche i sacristi colpevoli di ingerire negli affari interni dello Stato italiano. Poiché anche tu, come me, sei avvezzo agli attacchi (per lustri ti hanno dato del fascista, a te e perfino a Tatarella, giudicato indegno di sedere al governo perché missino), accetterai quanto sto per dirti con spirito sportivo. Specialmente adesso, che sei amato più dall`opposizione che dalla maggioranza, reputerai civile un dibattito alla luce del sole, addirittura pubblico e con i crismi della democraticità. Sulla vicenda Boffo ti sei comportato, tu, e non il Giornale, in modo vergognoso. Hai espresso un`opinione dura verso di me senza conoscere, nella migliore delle ipotesi, i fatti. Se li avessi conosciuti saresti stato prudente. Invece hai sparato per il piacere di sparare o per convenienza, che è anche peggio. Ti sei accodato agli intelligentoni del Pd e ai cronisti mondani di la Repubblica nella speranza di fornire un`altra prova che hai le carte in regola per entrare nel club dei progressisti. Non c`è altra spiegazione logica al tuo atteggiamento ostile verso un quotidiano che non ha ficcato il naso sotto le lenzuola ma nelle carte del Tribunale, divulgando un decreto di condanna e non le confessioni di una puttana come ha fatto la Repubblica con il tuo tacito consenso, visto che non risulta tu l`abbia biasimata per la campagna trimestrale, contro il leader del tuo partito, condotta esclusivamente sulla scorta di chiacchiere da postribolo. Prima di unirti al coro invocante la mia crocefissione in piazza, dato che non sei ancora il segretario del Pd, bensì il presidente della Camera, avresti dovuto informarti. Bastava una telefonata a me, e non sarebbe stata la prima; se non altro, ascoltando l`altra campana, ti saresti chiarito le idee e le tue dichiarazioni sarebbero state più caute. Non ti è neanche passato per la mente che un conto sono i pettegolezzi e un altro i reati. Obietterai: "Ma tu hai dato dell`omoses- suale al direttore dell`Avvenire". Ti rispondo, caro Fini: l`omosessualità non è un reato; e neppure un peccato, per me non cattolico. Piuttosto tu, amico mio, un paio di anni orsono ti lasciasti sfuggire una frase infelice e memorabile: «Un maestro elementare non può essere gay». Con ciò dando per assodato che un gay sia anche pedofilo. Converrai, di questo dovresti vergognarti. Poiché l`omosessualità non è in contrasto con la legge, non mi sarei mai sognato di rimproverarla a Boffo. E in effetti gli ho solo «ricordato» le molestie a sfondo sessuale a causa delle quali è stato condannato dalla giustizia ordinaria, e non da me. Il Giornale si è limitato a riferire un episodio, ciò rientra nel diritto di cronaca (ho scritto cronaca, non gossip). Prendo atto che in un biennio hai cambiato posizione sui gay e non li consideri più - era ora - immeritevoli di stare in cattedra. Però un`altra volta avvisaci prima delle tue virate, altrimenti ci cogli impreparati. A proposito di virate. Sei ancora di destra o da quella parte ti sei fatto superare da Berlusconi? Non è una domanda provocatoria. Nasce piuttosto da una costatazione. Sulla questione degli immigrati, parli come un vescovo. Sul testamento biologico parli invece come Marino, quello della cresta sulle note spese dell`Università da cui è stato licenziato. Intendiamoci, su questo secondo punto, molti sono d`accordo con te perfino nel Pdl, me compreso. Ma sul primo, scusa, è difficile seguirti. Tempo fa con Bossi firmasti una legge, che porta i vostri nomi, per regolamentare gli ingressi degli extracomunitari. La quale legge, nella pratica, si è rivelata insufficiente per una serie di lacune organizzative e burocratiche su cui sorvolo per brevità. Era ovvio che il governo di centrodestra, non appena insediato, correggesse e integrasse quelle norme introducendo il reato di clandestinità e, grazie alla collaborazione della vituperata Libia, i respingimenti, che non riguardano gli aventi diritto all`asilo politico, ma chi viene qui convinto che l`Italia sia un gruviera in cui ogni topo, delinquenti inclusi, ottiene ospitalità e impunità. A te la nuova disciplina, benché indispensabile, non va a genio. E vai in giro a dire che è una schifezza, e immagino, tu punti a farla cancellare. Affermi che occorre essere più umani. Edificante. Ma come si fa? Ci teniamo tutti gli immigrati incentivando altri arrivi in massa? E dove li mettiamo? Case, ospedali, scuole, servizi e posti di lavoro: provvedi tu a crearli? Con quali soldi? Buono chiunque a essere umano scaricando sulla collettività - in bolletta - ogni onere. Perché viceversa non ti dai da fare per persuadere l`Europa, che ci fa le pulci, a condividere con noi il problema e a pagare le spese della soluzione? Per esempio con la spartizione, fra i vari Paesi membri della Ue, degli immigrati che approdano alle nostre coste? A te non premono soluzioni alternative, sennò faresti proposte anziché lanciare critiche alla tua stessa maggioranza. Ti sta a cuore la simpatia della sinistra, che non sai più come garantirti. Il motivo si può intuire; se sbaglio correggimi. Miri al Quirinale perché hai verificato che la successione a Berlusconi avverrà con una gara cui è iscritta una folla. Fare il ministro non ti va; hai già dato. Fare l`uomo di partito, figurarsi; anche qui hai già dato. Continuare ad occupare la presidenza della Camera? Che barba. E allora rimane il Colle, lì a due passi da Montecitorio. Per arrivarci servono molti voti, ma non ne hai abbastanza nel Pdl. È necessario raccattarne a sinistra, alla quale, dunque, fai l`occhiolino nell`illusione di sedurla. Oddio. L`hai sì conquistata; lo si è potuto vedere alla Festa dell`ex Unità dove sei stato salutato quale novello Berlinguer. Ma la sinistra ti usa perché le fai comodo; sei il suo tassì. Al momento di eleggere il presidente della Repubblica (la prossima legislatura) ai progressisti sarà passata la cotta. E da loro non beccherai un voto.

Consiglio non richiesto: rientra nei ranghi. Torna a destra per recitare una parte in cui sei più credibile; non rischierai più di essere ridicolo come lo sei stato spesso negli ultimi tempi.


* da "Il Giornale" del 7 settembre 2009

domenica 6 settembre 2009

Festa Tricolore della Libertà MIRABELLO 2009 - I numeri vincenti

Di seguito i numeri vincenti della sottoscrizione (lotteria) della Festa Tricolore della Libertà "MIRABELLO 2009".

3870 1° premio: Soggiorno per una settimana, due persone a Sharm el-Sheikh (Egitto - Mar Rosso)
3662 2° premio: Computer portatile ACER
0164 3° premio: Videocamera digitale
3808 4° premio: iPod 16 giga

venerdì 4 settembre 2009

E SE LA DESTRA FOSSE PROPRIO QUELLA DI FINI? di Benedetto Della Vedova*


"Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?… è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra". Impagabile Gaber nel suo graffiante, malinconico ma non disperato sberleffo sulle "distinzioni" politiche. Ma se l’ironia di Gaber aveva un taglio, diciamo così, sociologico (il bagno di destra, la doccia di sinistra… la minestrina di destra, il minestrone di sinistra e così via) il tormentone si è ripresentato ben più serioso anche in questo scampolo di politica estiva.Bersaglio principale Gianfranco Fini che direbbe ormai “cose” di sinistra e non più di destra. Si sono misurati in molti su questo con una strana concordia bipartisan: gli uni accusando, gli altri benedicendo.Con le categorie ottocentesche di destra e sinistra non ho mai avuto dimestichezza nella mia militanza radicale post ‘89, proiettata in un “altrove” liberale, liberista e libertario. Del resto, Pannella esordì alla Camera nel 1976 schierando la pattuglia radicale nell’emiciclo di Montecitorio all’estrema sinistra, ma “in nome dell’alternativa riformatrice destra storica".
La mia scelta della destra berlusconiana è maturata proprio nella convinzione che la discesa in campo del Cavaliere abbia operato in Italia una straordinaria rottura del conformismo politico, consistita prima di tutto nell’aver portato nel campo del centrodestra la frontiera dell’innovazione politica, sociale, economica ed istituzionale. A partire da questo Berlusconi ha costruito uno straordinario consenso trasversale. Il profilo del Pdl che Gianfranco Fini delinea è in piena continuità con il progetto berlusconiano di libertà individuale e di modernizzazione sociale ed economica, ancorandolo per il futuro alle politiche dei grandi partiti del PPE e dei suoi leader Sarkozy, Merkel e Rajoy, ed in sintonia con il conservatore britannico Cameron.
Ovunque in Europa, infatti, il centrodestra conquista ampi consensi non con la retorica artificiosa e passatista del “Dio, patria e famiglia”, ma con un’apertura liberale sulle questioni sociali, in presa diretta con l’evoluzione della società. Un’applicazione pragmatica e tutt’altro che ideologica del concetto di laicità ha consentito ai partiti moderati di strappare alla sinistra europea il monopolio della modernizzazione, consentendo di coniugare libertà economica e responsabilità individuale sulle questioni della biopolitica.
Si possono per esempio avere nel PDL, va da sé, opinioni diverse sulla vicenda di Eluana Englaro. Ma pensare che “l’hanno ammazzata” sia di destra mentre riconoscere la legittimità e la moralità della scelta della famiglia sia di sinistra non ha alcun significato se non quello della polemica astratta e strumentale: basterebbe leggere il testo di legge sul biotestamento della CDU tedesca firmato dalla Merkel (che prevede la possibilità di desumere la volontà, vincolante, del paziente incosciente dalle sue pregresse convinzioni etiche e dai suoi personali valori) per capirlo. Dialogare con la comunità omosessuale e chiedere il riconoscimento giuridico delle coppie gay può non piacere, ma è quanto fa il conservatore Cameron in Gran Bretagna che sceglierà i candidati di collegio riservando un “quota gay” o quanto dice Sarkozy, che ha annunciato in campagna elettorale di voler andare oltre i PACS per le coppie omosessuali. Riflettere sulla cittadinanza agli immigrati secondo il principio dello “ius soli” e considerare pragmaticamente la regolarizzazione dei lavoratori clandestini sarà poco leghista, ma assomiglia molto alle posizioni del candidato repubblicano alla presidenza americana sconfitto con onore da Obama, John McCain. Potrei continuare, magari sulle cellule staminali, ma mi fermo qui.
L’alternativa tra forze politiche in concorrenza è il connotato essenziale della democrazia nella libertà, massimamente quando si presenta con una scelta binaria “destra-sinistra”. Ma nel tempo che viviamo i contenuti delle politiche rispondono ormai a criteri molto meno prevedibili e codificati che in passato, distinguendosi spesso sull’antinomia innovazione-conservazione.Naturalmente, ciò non significa che siano scomparse le idee, anche quelle forti. Magari come dice Gaber nella stessa canzone: “L’ideologia, l’ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia, è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché, con la scusa di un contrasto che non c’è, se c’è chissà dov’è".

*da Il Secolo d'Italia del 4 settembre 2009