lunedì 20 aprile 2009

IL VIDEO DELL'INTERVENTO DI SANI DEL 16 APRILE 2009

SI DELINEA IL PROGRAMMA DI RODOLFO SANI

Recuperare una comunità, la comunità poggese, avendo il coraggio di invertire la rotta e di guardare oltre: questo l’impegno del candidato sindaco Rodolfo Sani, illustrato nel corso dell’incontro pubblico di giovedì sera, a cui hanno partecipato anche i maggiori esponenti del PdL ferrarese.L’appuntamento con i cittadini, che hanno gremito la sala CCC, è stato tenuto a battesimo da Alberto Balboni, alla prima uscita pubblica come coordinatore provinciale del Popolo della Libertà. «Rodolfo Sani – ha affermato – si è messo a disposizione della comunità per offrirle un’alternativa vera: perché Poggio Renatico ritorni a svolgere un ruolo importante. Si tratta di un estremo atto di servizio, dopo gli appelli al dialogo, per trovare un candidato e un programma comuni e creare un’ampia coalizione in grado di battere la sinistra, che Uniti per Poggio ha rigettato, assumendo una posizione assurdamente intransigente».La parola è quindi passata al candidato alla presidenza della Provincia Mauro Malaguti. «Con Rodolfo Sani condivido il percorso politico – ha rimarcato –. Entrambi ci siamo messi a disposizione e ora siamo chiamati a fare del nostro meglio per il bene del territorio. Ferrara si è adagiata in un lento declino – ha rilevato al termine della sua analisi – per questo sostengo che “E’ tempo di rialzarsi”: Poggio Renatico, rialziamoci con Rodolfo Sani».Lui, il candidato a sindaco, ha tenuto a illustrare lo spirito che anima un impegno assunto per amore della propria terra. «Il paese – ha spiegato - ha registrato una forte crescita: effetto di una sconsiderata attuazione del Piano Regolatore, non certo dell’offerta occupazionale. Si è stemperato il senso di comunità e di appartenenza: abbiamo segnato un futuro di pendolarismo, da periferia urbana. E’ importante dunque non perdere quest’ultimo treno. Io voglio recuperare la comunità: realizzare una politica di sviluppo, in cui vecchi e nuovi cittadini condividano i valori per creare una casa comune».Tante le idee, che saranno raccolte nel programma: la costruzione di un Poliambulatorio, una struttura che ospiti i medici condotti e un presidio medico permanente; il coinvolgimento di grandi gruppi di logistica per la creazione di un istituto tecnico/professionale per preparare al lavoro negli spazi dell’ex distilleria; la prosecuzione della linea 11 di autobus da Chiesuol del Fosso sino a Gallo; la copertura wi fi di tutto il territorio; la richiesta di filiali poggesi di scuole superiori cittadine. Poi, l’attenzione per i bambini e i ragazzi, per il patrimonio ambientale, le attività agricole, commerciali e artigianali. Il prossimo appuntamento con Rodolfo Sani sarà la sera dell’8 maggio con la cena presso il ristorante “Pippi “.

Estratto dell’intervento del Sen. Balboni in presentazione del candidato sindaco Rodolfo Sani

Sono stato appena nominato coordinatore provinciale del PDL e per me è, ovviamente un grande onore. Parliamo di un partito che, in provincia di Ferrara, vale 80, 90, forse anche 100mila voti. Una grande forza. Una forza che mette insieme la tradizione di militanza e di radicamento sul territorio di Alleanza Nazionale, e l’amico Rodolfo ne è l’esempio; mette insieme la capacità di mobilitazione dell’opinione pubblica di Forza Italia, del suo grande leader – che adesso è il leader di tutti noi – Silvio Berlusconi; e mette insieme altre realtà, forse meno importanti dal punto di vista numerico, ma certamente altrettanto importanti dal punto di vista della tradizione culturale e politica come, ad esempio il Nuovo Partito Socialista, rappresentato questa sera dall’amico Aurelio Pariali che saluto e ringrazio per essere qui. Un grande partito, un grande partito in tutti i sensi. Non soltanto perché ha una grande responsabilità, che è quella di governare l’Italia in un momento difficile come questo, ma un grande partito perchè ha grandi ambizioni: quello di diventare il “partito degli italiani. E un grande partito delle aspirazioni politiche. Noi non vogliamo essere un partito “caserma”, non vogliamo essere un partito dove tutti, necessariamente, debbano pensare allo stesso modo. E’ finita l’epoca delle ideologie. Per fortuna le intelligenze, gli uomini di buona volontà, le capacità personali, professionali e politiche degli uomini e delle donne che entrano a far parte del Popolo della Libertà, dovranno essere libere di esprimersi secondo le tradizioni che ciascuno porta all’interno del Popolo della Libertà. Non è che io dimentichi il mio percorso umano, politico, culturale; non è che Pariali dimentichi il suo; l’amico Antonio Fortini, che viene da Forza Italia e, prima ancora, dai Socialdemocratici di Preti dimentichi il suo. Anzi. Ognuno di noi porta il suo contributo, porta il suo bagaglio, per costruire questo grande partito nel quale tutte le idee hanno il diritto di cittadinanza, dentro il quale liberamente e democraticamente si deciderà, di volta in volta, il percorso migliore, la soluzione migliore, l’atteggiamento migliore sui mille problemi della società. Problemi che cambiano molto più in fretta e si presentano sempre nuovi molto più rapidamente di quanto qualsiasi ideologia possa immaginare, e quindi non c’è più nessuna verità preconfezionata, non c’è più una soluzione preconfezionata, per la complessità enorme dei problemi di oggi. Un grande partito plurale dove la tradizione nazionale, la tradizione sociale, la tradizione della solidarietà cattolica, la tradizione laica, la tradizione risorgimentale, la tradizione liberale, la tradizione del socialismo tricolore, tutte queste grandi tradizioni si incontrano nel “Partito degli Italiani”! Perché c’è una cosa che ci accomuna tutti: l’amore per la Patria, l’amore per l’Italia. Ricordo uno slogan di tanti anni fa che si attaglia benissimo alla nostra situazione: “Un solo interesse: gli Italiani”. Questo è il nostro slogan. Questo è lo scopo per cui nasce, oggi, il Popolo della Libertà. E questo è anche il motivo per cui siamo qui questa sera, così numerosi – e vi ringrazio – per sostenere Rodolfo Sani, un candidato che ha dimostrato, non in pochi mesi o in pochi anni, ma in decenni di militanza politica, che per lui la politica è una passione, per lui la politica è una missione. Non ha mai ricevuto nulla, ma proprio nulla dall’attività politica. Ha sempre solo pagato di tasca propria, ha sempre finanziato le sue iniziative a Poggio Renatico di tasca propria. Sempre al servizio di tutti, sempre a disposizione di tutti con umiltà. Con quella capacità di ascoltare la gente – consentitemelo – classica di quella “certa cultura di destra”, innamorata della giustizia sociale, dalla quale sia io che Rodolfo proveniamo. Senza nulla togliere alla eguale sensibilità per la solidarietà e la giustizia sociale di tutti gli altri nostri amici che oggi sono nel PDL…, ma questa “cifra” riconoscetecela! E oggi Rodolfo compie un estremo atto di servizio: quello di dire “Io oggi sono a disposizione di questa città, del mio comune, della mia Gente, per cambiare. Per costruire un’alternativa vera nella quale questo comune esca da questo lento declino. Noi vogliamo, attraverso Rodolfo, che Poggio torni a svolgere il ruolo importante che merita di svolgere.E’ un peccato. E’ un vero peccato che non si possa costruire un sistema come quello del comune al di sopra dei 15mila abitanti. Qui, purtroppo, non è così. Qui c’è un solo turno e potrebbe succedere che la sinistra prenda il 40%, noi prendiamo il 30% e l’altra lista il 30%, noi (chi si oppone alla sinistra) con il 60% rimaniamo a casa. Questo, purtroppo, sarebbe un danno irreparabile. Allora ci si può domandare: “Perché Rodolfo si candida a sindaco?”. E molto semplice: Rodolfo ha fatto un appello. Rodolfo ha detto “Io non voglio candidarmi sindaco. Io sono pronto a ragionare anche con la lista civica affinchè si trovi un candidato comune, un programma comune e purchè si crei una coalizione, la più vasta possibile, per battere la sinistra!”. La lista civica ha risposto: “No. Noi i partiti non li vogliamo”. Non è una risposta politicamente ricevibile, perché possono chiederci tutto, tranne che di suicidarci per far piacere a loro. Allora a questo punto sorge il dubbio che chi assume questa posizione assurdamente intransigente, lo faccia soltanto perché in realtà non voglia vincere. Perché in realtà voglia che nulla cambi, perché – magari – non si sente nemmeno all’altezza di poter governare ma, al tempo stesso, non vuole che chi si sente all’altezza di poterlo fare, lo possa fare veramente. Insomma, una sorta di sabotaggio. E’ un dubbio legittimo che io sottopongo alla vostra riflessione. Perché credo che cittadini di Poggio Renatico debbano sapere che da parte del PDL, che da parte di tutto il centrodestra unito, c’era la volontà di arrivare ad un intesa che potesse raggruppare tutti coloro che si oppongono alla sinistra. Se questo non è stato possibile la responsabilità non è ne’ di Rodolfo Sani, ne’ di nessuno di noi, ma è di altri che hanno tirato giù la saracinesca dicendo: “O mangiare questa minestra, o saltare dalla finestra!”. Noi, con tutte le sofferenze, con tutte le fatiche, con tutto l’impegno che abbiamo messo nella politica, vogliamo continuare a fare politica. Perché abbiamo le idee, abbiamo le capacità, abbiamo la volontà di contribuire a governare la cosa pubblica. Se uno vuol fare politica ha il diritto di poterla fare. La vorremmo fare tutti uniti. Non è possibile farla tutti uniti? Beh, io confido nell’intelligenza degli elettori di Poggio Renatico che potranno, con il loro voto, premiare chi ha dimostrato intelligenza e capacità di dialogo e flessibilità, nell’interesse generale e punire chi invece non è riuscito a guardare al di là del proprio naso.
il filmato

sabato 18 aprile 2009

VORREI VOTARE A POGGIO RENATICO di Mario Marchi*


Milano, 18 aprile 2009.

Mi sono deciso in ritardo e quindi non credo ci riuscirò. Ma nel cuore è come se l’avessi già fatto. Cambiare residenza, trasferirmi.
Da Milano, dalla grande metropoli delle opportunità, a un paese piccolo, di provincia. Poggio Renatico. Per chi non lo conosce sta nel territorio di Ferrara, ma su, quasi al confine con Bologna. E’ uno di quei paesi che hanno un piazza sola, con la chiesa. Qualche bar ben curato, tanti altri messi un po’ così, dove i caffè e i bicchieri di vino tengono unita la clientela familiare. Uno lo conosco anche: si chiama La Bisarca e lo gestisce un ragazzone simpatico e un po’ sulle nuvole che tutti chiamano Teto. Il nome vero non lo so, ma somiglia spiaccicato a Zucchero, il cantante. Poggio Renatico non ha grandi industrie. Non è vicino al mare. La domenica pomeriggio è un poco deserto perché chi resta in paese si gode la casa, chi invece vuol distrarsi va in città. Giovani non ce ne sono tanti, ma l’atmosfera non è affatto di abbandono, perché abita gente forte, che perde poco tempo, lavora sodo e poi si gode la buona tavola e il buon vino. Cose – si sa – che tengono legate ben insieme le generazioni. Una volta, anni fa, sfogliando una rivista, lessi la pubblcità di un’altra pubblicazione che parlava di cultura africana. Vidi che la realizzavano due cittadini di Poggio Renatico. Scrissi a loro e li conobbi. Una coppia vivace, evoluta, per nulla lontana dai fervori culturali delle grandi città, anzi. Informati, creativi. E sereni. Da quel momento ebbi altri incontri belli con i Poggesi. Almeno credo che gli abitanti di Poggio Renatico si chiamino così. Mi invitarono dopo una mia trasferta di lavoro in Afghanistan ad allestire una mostra fotografica nel bar di Teto. Una serata memorabile: c’erano tutti, ma proprio tutti. Si parlava, si guardavano le foto, si beveva vino e si mangiavano i fagioli con le cotiche che Teto cucinava. Lì in mezzo c’era anche un altro amico, Bobo. Bobo è un ragazzone col carattere forte e una determinazione pari solo alla sua onestà. Lo dico perché glielo riconoscono tutti, credo. Ha una moglie che ogni tanto lo bacchetta perchè mangia troppo, ma lui è ingordo di buon cibo almeno tanto quanto del darsi da fare. Perché scrivo tutto questo? Perché Bobo si è candidato alle elezioni comunali come sindaco. E ce la mette tutta. So che è dimagrito – pensate – quasi venti chili. Aveva anche smesso di fumare, per essere più lucido e perché candidarsi a sindaco lo sente come una missione totale. Due giorni fa – però – mi han detto che non ce l’ha fatta più e ha incenerito un pacchetto di MS. Ma son convinto che smetterà ancora. Perché Bobo in quel che fa ci crede, fino infondo. E crede di poter fare qualcosa di buono per Poggio Renatico. Non so se è un bravo politico, ma è una brava persona. Di quelle che ogni tanto si cercano e non si trovano. Vorrei votarlo, ecco. E mi sarebbe piaciuto cambiare residenza apposta. Non potrò farlo, ma per chi invece a Poggio Renatico già ci abita ho una indiscrezione: Bobo, di nome e cognome fa Rodolfo Sani. A loro consiglio di farselo sindaco. Agli altri che mi leggono di farselo amico.

Mario Marchi
*(Giornalista Inviato TG4 Mediaset)

venerdì 17 aprile 2009

LA SATIRA? E' SACRA, MA SE MORDE A SINISTRA PIOVONO QUERELE *di Luigi Mascheroni

Oggi l`opposizione strilla in difesa di Vauro e Santoro, però è pronta alla causa quando qualcuno la critica.
La satira è come la cartella esattoriale, o la morte. Sacrosanta e inevitabile, financo necessaria.
Purché arrivi agli altri.
Paradosso di una parola che etimologicamente deriva dall`espressione etrusca satura lanx, a indicare il «piatto misto» di primizie cucinate dagli uomini e destinate agli dèi o ai re, la satira piace a tutti, eccetto a chi ne è vittima, di solito uno che si crede dio, o un re. È per questo che manifestano maggior intelligenza quei pochi che sono capaci di riceverla con garbo piuttosto che quei tanti che la somministrano con volgarità.
La satira, più che di senso dell`umorismo, è una questione di stile.
E in questo la sinistra, notoriamente ricchissima di senso dell`umorismo, spesso manifesta ineleganti cadute di stile. Sempre pronta a sorridere e invocare la libertà di espressione quando la satira viene «servita» ad altri, con un tipico riflesso pavloviano di marxista memoria mostra i denti e minaccia di strapparsi le vesti quando il piatto finisce sulla propria tavola. E a stracciarsi le vesti si finisce col rimanere in mutande.
Una grande mancanza di stile.
L`ironia, insegna un grande vecchio del giornalismo, è sacra solo se radícal chic. Oggi molti radical chic e tutta la sinistra radicale si indignano per i provvedimenti contro il compagno Santoro e contro il compagno Vauro.
Gridano alla censura e inneggiano alla libertà di vignetta. Scoppiano moti di proteste e s`innalzano cori di sostegno. Senti chi parla.
Senti chi parla: Goffredo Bettini, uno che fosse soltanto per la sua grande passione per il cinema dovrebbe conoscere bene il senso dei tragico e della commedia, oltre che della satira; uno che oggi è senatore e che si iscrisse alla Fgci quando ancora l`Unità non ballava il Tango, uno che poi è stato trai fondatori di quel Partito democratico il cui quotidiano di riferimento questa mattina apriva con una gigantesca vignetta (disegnata da Staino) a favore della «Libertà di satira, libertà di parola»; uno che sta per presentare querela per un articolo pubblicato a gennaio su Emme, il supplemento satirico dell`Unità (diretto da Staino).
Senti chi parla: la sinistra riformista e dalemiana che paventa la censura di regime e l`ostracismo dei comici, la sinistra profondamente democratica ma altrettanto suscettibile che non esitò - visto che si parla di giornalismo, disegnatori e libertà di espressione - a querelare Forattini e chiedere tre miliardi di danni (in lire, era il 1999) per la vignetta su D`Alema in mezze maniche che, armato di bianchetto, cancellava come un forsennato nomi e codici di spie dal dossier Mitrokhin.
Senti chi parla: la sinistra colta e prodiana, che oggi con garbo supponente insegna come «la vignetta di per sé trasgressiva usa il linguaggio del paradosso che non è offensivo», e che «si deve accettare lo scherzo anche su materie per le quali è più difficile scherzare», e che «non si può chiudere la bocca a chi dice cose indigeste» e che «non si vieta l`ironia» e che però, tramite i legali dell`allora premier Prodi, diffidò un sito internet reo di aver pubblicato la caricatura di Bush che abbraccia l`amico Romano e gli dice: «Non dimentico mai una faccia, ma nel tuo caso farò un`eccezione».
Senti chi parla: la sinistra salottiera, charmant e caviar, che oggi si accoccola ruffiana nel più Fazio-so dei salotti tv per lamentarsi dell’attuale deriva autoritaria del Paese ma si dimentica di chiedere al conduttore come è andata a finire quella storia... quella di quando Fazio perdendo il suo aplomb catodico aggredì verbalmente il compagno Valerio Staffelli e il compagno Daniele Luttazzi che gli chiedevano - ironicamente, s’intende - se era vero che aveva saltato il servizio militare.
Senti chi parla: la sinistra veltroniana, intellettuale e à la page, quella che ha un altissimo senso della commedia quando si tratta di apprezzare quelle all’italiana con Edwige Fenech, ma perde ogni senso del comico quando l’attore è Corrado Guzzanti ed è truccato - così, en travesti - da Walter Veltroni.
Senti chi parla: la sinistra dipietrista e livorista che da due giorni ripete rapsodicamente «No al bavaglio», «No al bavaglio» e che da un decennio, nella persona del suo leader, ha querelato rapsodicamente tutto il querelabile, soffocando sotto un cumulo di carte bollate gli esponenti politici e giornalistici dell’intero arco costituzionale. Siti internet, riviste, nemici ed ex amici compresi.
Senti chi parla: Michele Santoro, uno che pur non essendo né Petronio né Rabelais, con cipiglio da tribuno ricorda a tutti come la satira, storicamente e culturalmente, risponda a un’esigenza dello spirito umano, e come sia stata sempre soggetta ad attacchi da parte dei potenti dell’epoca, e come sia essa insieme un punto di vista e una memoria; ma poi si scorda di quando diffidò tramite avvocati il radio-imitatore Joe Violanti che gli faceva il verso nel suo Morning Show su Radio Dimensione Suono, stagione 2008.
Senti chi parla. Ma è meglio tacere, in quest’Italia dalla morale a doppio standard che, a gloria degli antichi, può rivendicare la paternità, prima e più dei greci, di un piatto unico nel suo genere, il saporitissimo satura lanx che si serve con successo da oltre due secoli in tutto l’Occidente; ma che a dispetto dei moderni, è capace di apprezzarlo solo se servito dalla parte giusta del tavolo.
Buon appetito, compagni.
* da "il Giornale" di venerdì 17 aprile

giovedì 16 aprile 2009

LIBERI DI CONOSCERE - LIBERI DI SCEGLIERE


Questa sera, giovedì 16 aprile, alle ore 21.00 presso la Sala CCC del Castello Lambertini a Poggio Renatico, si terrà un incontro con il candidato sindaco Rodolfo Sani. Interverranno per un saluto anche il coordinatore provinciale del PDL di Ferrara Sen. Alberto Balboni ed il candidato alla presidenza della Provicia - nonchè direttore del Corriere Padano - Dott. Mauro Malaguti. Sani esporrà la propria visione ai suoi concittadini, affinchè costoro, conoscendo la reale "posta in gioco" e l'importanza dell'appuntamento elettorale del 6 e 7 giugno, possano liberamente decidere come orientare le loro scelte. Sani spiegherà per quale motivo quello di quest'anno è l'ultimo treno, dopo tanti passati invano, per la Comunità di Poggio Renatico. L'Italia, in profonda crisi, si riprenderà perchè sono già forti i segnali di un grande cambiamento. L'impegno di Sani e della sua squadra è rivolto a far sì che, almeno questa volta, Poggio Renatico non rimanga indietro.

sabato 11 aprile 2009

L'ITALIA CHE VORREI

La sciagura che ha colpito così duramente, negli affetti e negli averi, gli Italiani d'Abruzzo ha fermato per qualche giorno la campagna elettorale. Abbiamo assistito ad un sussulto di solidarietà trasversale che ha potuto testimoniare quanto, di fronte aduna tragedia comune, anche i rivali più accesi sappiano stringersi assieme in soccorso ed in conforto di chi soffre.
Quante volte ci è capitato di confrontare le nostre brutte abitudini, le piccole furberie, il provincialsmo, , la corruzione eretta a sistema, i disservzi, gli sprechi, il disordine, l'infedeltà alla parola data, con la "correttezza" ed il civismo di altri paesi.
Oggi, per una volta, abbiamo davvero dimostrato al mondo che gli Italiani sanno essere diversi da quei quaqquaraqquà da barzelletta raccontati dai settimanali inglesi o tedeschi.
Abbiamo dimostrato di essere un Popolo, una Nazione in grado di provvedere al soccorso ed al conforto della propria Gente, vittima di una disgrazia epocale.
Questa è l'Italia che vorrei fosse raccontata al mondo.
Questa è l'Italia che vorrei fosse lasciata ai miei figli.
Dal dignitoso dolore degli aquilani dobbiamo imparare che si può essere Uomini anche dopo aver perduto tutto. Dalla loro determinazione a non mollare, dobbiamo imparare a buttare "il cuore oltre l'ostacolo" e che, anche quando tutto sembra perduto, si può ricominciare rimanendo insieme. Dalla passione dei volontari dobbiamo imparare che "darsi" senza un tornaconto arricchisce più di qualunque guadagno.
Fiero di essere Italiano.
rodolfo sani

lunedì 6 aprile 2009

OGGI SIAMO TUTTI AQUILANI

sul sito www.modavi.it tutte le istruzioni per far parte delle squadre di soccorso in Abruzzo oppure chiamate a 06/84242188. Inoltre OCCORRE SANGUE ! SPECIALMENTE gruppo 0 RH negativo. Chiamate l'AVIS 06-491340

domenica 5 aprile 2009

QUANDO "COOPERAZIONE" AVEVA UN SIGNIFICATO di L. A. Ciannilli

E' proprio vero, più si diventa ricchi più si diventa avari. La COOP nacque per aiutare i poveri: applicando il "credito da banco" e dando fiducia, quando 'cooperazione' e 'solidarietà' avevano un diverso significato e valore. Oggi, invece, riesce al massimo a fare il ...10% di sconto.
L. A. Ciannilli

sabato 4 aprile 2009

E' SEMPRE IL SOLITO SISTEMA: FIGLI E FIGLIASTRI di Rodolfo Sani

Questa mattina ho protocollato in comune la richiesta di “visionare” gli atti della concessione edilizia relativi ai lavori di ampliamento del supermercato Coop di Poggio Renatico. Non intendo mettere in dubbio – salvo evidenza contraria – la regolarità dell’operazione. Ma, come sempre, non è detto che una cosa “legale” sia “moralmente giusta”. I lavori pubblici che interessano la cittadinanza (vedi scuole, asili e strade) segnano il passo… mentre la Coop, proprio negli ultimi mesi di legislatura, avanza sollecita allargando il supermercato e togliendo – qui sta il punto – possibili aree di parcheggio comunale di fronte alle scuole medie. Per quale motivo non si è detto alla Coop che poteva costruire un nuovo supermercato ben più grande nella nuova lottizzazione di Via dell’Artigianato (dove c’è il LIDL, per intenderci)? La solita domanda retorica… Si sarebbe poi potuto acquistare l’area dove sorge attualmente il supermarket e farne un autosilos (parcheggio con un piano interrato, e due in superficie) che avrebbe consentito di “liberare” la piazza per manifestazioni di qualsiasi natura. Eppure ci risulta che questa risposta sia stata data ad un imprenditore che intendeva costruire un impianto di stoccaggio e lavorazione di frutta in un area agricola di sua proprietà poco fuori dal paese. Questo imprenditore mi ha detto, lo ha fatto a me personalmente, che l’impianto che intendeva costruire avrebbe assunto – in stagione – una quarantina di operai… Qui si fa un gran parlare di occupazione, ma evidentemente l’occupazione che interessa è solamente quella degli “amici”. Prendiamo atto, in attesa di voltare pagina il prossimo giugno.
Rodolfo Sani