lunedì 13 luglio 2009

CHI HA PAURA DEL GRILLO MANNARO?



E’ una boutade, come dice Fassino, o fa sul serio? Certo che Grillo ci mancava proprio… Questa benedetta sinistra, ogni tanto, subisce i colpi dei personaggi dello spettacolo: ci aveva provato una sera in Piazza Navona Nanni Moretti. “Con questi capi la sinistra non vincerà mai!” disse. Disse pure “Non perdiamoci di vista!”, invece, dopo qualche decina di girotondi, l’Ecce Bombo s’è fatto di nebbia. Di nuovo (era un ripescaggio) fu il turno di Prodi che, come comico, era di quelli che mettono un po’ tristezza… E’ durato poco pure lui. Sembrava che Veltroni – altro uomo di spettacolo, visti i congrui finanziamenti erogati ai cinematografari più scadenti d’Italia, da ministro e da sindaco di Roma – potesse davvero incarnare un “nuovo corso”, ma alla prima tornata elettorale si è sciolto come neve al sole. Franceschini è quello che fa meno ridere di tutti: il suo dimenarsi nelle sabbie mobili è un’immagine veramente tragica. Ora, a pochi mesi dal congresso, arriva Grillo e spariglia le carte. I commentatori sorridono… ma a me questa idea non fa sorridere affatto. Hanno un bel da fingere indifferenza i vari D’Alema, Bindi, Soru e compagnia cantante: Grillo fa politica meglio e più di loro! Da quando, nell’oramai lontanissimo 1989, si diede per morta l’ideologia che aveva tenuto in piedi il più grosso partito della sinistra italiana da settant'anni, i politici dell’allora PCI, anziché lanciare il “Rompete le righe!”, si reinventarono un altro partito… ma con la stessa dirigenza: il PDS.
Peccato che questa dirigenza, rinominando il partito in DS, poi Ulivo e, successivamente, PD, non si sia mai sognata di pensare e proporre una seria politica per l’Italia.
Forse – e una volta tanto sono d’accordo con il darla a lui – la colpa è di Berlusconi.
Berlusconi è intervenuto nella scena politica italiana con un blitz che non ha lasciato il tempo a chi la scena la stava già calcando da anni di assimilare questo corpo estraneo. Sicchè, prima ancora che la sinistra potesse reinventarsi una politica che fosse tale, l’esigenza di mantenere il voto dei fedelissimi ha voluto che l’unica proposta spendibile fosse l’antiberlusconismo, e su quello si sono accaniti. La storia dura da 15 anni: cambia il direttore d’orchestra, ma la musica rimane la stessa. Grillo, che non campa di politica ma di spettacolo, ha cominciato dapprima con la satira poi, mano a mano che il successo di pubblico cresceva, ha pensato bene di scherzare un po’ meno e scendere in campo con un piede solo certificando le liste alternative alla sinistra ortodossa che, un po’ ovunque, si sono presentate alle amministrative.
Adesso sembra pronto, con entrambi i piedi, ad effettuare il grande passo. Attenzione, però… Grillo ha davvero delle proposte politiche che, sebbene io non condivida, costituiscono un vero “progetto” e denotano una vera visione.
Ora, com’era naturale attendersi, l’establishment del Partito Democratico è andato completamente fuori di melone! Perché – domandiamoci – i dirigenti del PD non vogliono che Grillo si presenti al congresso candidandosi a guidare questo partito che, nato da poco, è già moribondo? Non lo credono abbastanza capace? Sono le visioni del comico genovese a spaventare i capi democratici? Sono le battaglie per un parlamento pulito? O quelle contro gli inceneritori e le centrali nucleari?
No, nulla di tutto questo: il problema è che il Partito Democratico, avendo da quindici anni rinunciato a fare politica, è esistito solamente per essere il referente di molti potentati economici. Vi sono banche, assicurazioni, cooperative che hanno oramai le dimensioni di una multinazionale farmaceutica… e credete che queste centrali di finanziamento, queste mega-agenzie di collocamento, queste holding politico-economiche possano essere lasciate in mano ad un tizio che arringa le folle a suon di “vaffanculo”?

rodolfo sani

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