Come volevasi dimostrare.
La Commissione nazionale di Garanzia del Partito Democratico ha bocciato il tesseramento di Beppe Grillo. Come anticipavamo nel nostro post precedente, non ci sono stati ad affidare il partito “ad un tizio che arringa le folle a suon di vaffanculo”. E sarebbe stato così, perché se Grillo avesse partecipato al congresso, lo avrebbe vinto.
La Commissione nazionale di Garanzia del Partito Democratico ha bocciato il tesseramento di Beppe Grillo. Come anticipavamo nel nostro post precedente, non ci sono stati ad affidare il partito “ad un tizio che arringa le folle a suon di vaffanculo”. E sarebbe stato così, perché se Grillo avesse partecipato al congresso, lo avrebbe vinto.
Tutto come previsto. Il loro è un partito serio e non lo si può far dirigere da un comico! Meglio Franceschini (Veltroni), Bersani (D’Alema) e le comparse come Marino, Adinolfi o la Serracchiani che, se anche a volte fanno un po’ ridere, di mestiere fanno altro.
Sapessero che se mai a Grillo venisse in mente di fondare un partito nuovo, loro rimarrebbero con i voti dei pochi militanti che sono rimasti fedeli nonostante tutto e quei quattro gatti che si richiamavano alla Margherita. Finirebbero con il diventare un partito di minoranza fra la minoranza, perché non esercitano più credibilità ne’ appeal nei confronti della loro base naturale. Se Grillo si mette in pista e fonda il “Partito Progressista Italiano”, o qualunque sia il nome che gli vuole dare, radunerebbe intorno a se’ tutti coloro che, presi dalla disperazione, fino ad oggi hanno votato – turandosi il naso – Di Pietro e la sua IdV. Attirerebbe, insieme a questi, anche molti che non si recano più a votare e svuoterebbe una volta per tutte anche i piccoli salvadanai elettorali dei partiti che vengono definiti “la galassia” dell’estrema sinistra.
Se fossimo nei panni di D’Alema, Veltroni e Rutelli (questi sono i nomi che sembrano contare, e non altri) ci augureremmo che Grillo intenda rispondere alla bocciatura della Commissione di Garanzia erigendosi a vittima di un partito non democratico, vittima del PDmenoElle e che continui come ha fatto sin’ora a lanciare strali dal palco dei suoi prezzolatissimi spettacoli. Se davvero decidesse di fare sul serio, addio eredità di Togliatti e Berlinguer…
Sapessero che se mai a Grillo venisse in mente di fondare un partito nuovo, loro rimarrebbero con i voti dei pochi militanti che sono rimasti fedeli nonostante tutto e quei quattro gatti che si richiamavano alla Margherita. Finirebbero con il diventare un partito di minoranza fra la minoranza, perché non esercitano più credibilità ne’ appeal nei confronti della loro base naturale. Se Grillo si mette in pista e fonda il “Partito Progressista Italiano”, o qualunque sia il nome che gli vuole dare, radunerebbe intorno a se’ tutti coloro che, presi dalla disperazione, fino ad oggi hanno votato – turandosi il naso – Di Pietro e la sua IdV. Attirerebbe, insieme a questi, anche molti che non si recano più a votare e svuoterebbe una volta per tutte anche i piccoli salvadanai elettorali dei partiti che vengono definiti “la galassia” dell’estrema sinistra.
Se fossimo nei panni di D’Alema, Veltroni e Rutelli (questi sono i nomi che sembrano contare, e non altri) ci augureremmo che Grillo intenda rispondere alla bocciatura della Commissione di Garanzia erigendosi a vittima di un partito non democratico, vittima del PDmenoElle e che continui come ha fatto sin’ora a lanciare strali dal palco dei suoi prezzolatissimi spettacoli. Se davvero decidesse di fare sul serio, addio eredità di Togliatti e Berlinguer…
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