venerdì 12 giugno 2009

Ringraziamenti e considerazioni varie.


Vorrei rivolgere un ringraziamento a chi, insieme a me, ha deciso di metterci la faccia ed ha accettato di far parte della lista in appoggio alla mia candidatura lavorando sodo – ognuno secondo le proprie disponibilità di tempo – all’organizzazione della campagna elettorale.
Uno a coloro che, in cambio di meno di niente, senza nemmeno aver l’onore della candidatura, si sono spesi e ci sono stati vicini.
Uno ai familiari dei candidati e dei militanti che, per quaranta giorni hanno vissuto senza marito, senza moglie, senza figli, senza genitori… insomma sono stati privati – temporaneamente – della presenza delle persone di cui sopra…. e, insieme a costoro, ai miei figli e a mia moglie.
L’esito del nostro comune sforzo non è stato quello che speravamo, ma non si creda e, soprattutto, non si dica che non volevamo vincere.
Volevamo – e sino alla fine ci abbiamo creduto – vincere perché sapevamo davvero di poter dare qualcosa “di più” alla nostra gente.
Da oggi, come ho sempre fatto dal 1995, da quando intorno a me è cresciuto, anno per anno, un bel gruppo di amici, ritorno a parlare esprimendomi con il “noi”. Ovviamente non si tratta di pluralis maiestatis, bensì della consapevolezza che i concetti e le idee che esprimo li esprimo per dare voce a quasi ottanta militanti.
La campagna elettorale è conclusa. L’esito espresso dai Cittadini di Poggio Renatico è chiaro come non mai: Paolo Pavani deve rimanere sindaco per portare a compimento quanto lasciato in sospeso. Il completamento dell’Asilo nido e del Polo scolastico, la “palestra in acqua”, la revisione delle graduatorie d’accesso ai servizi ed agli alloggi popolari e l’abbattimento delle barriere architettoniche sono le priorità. Dai banchi dell’opposizione sproneremo la giunta e la maggioranza affinchè non vengano tradite le aspettative della gente di Poggio e delle Frazioni. Ma non ci limiteremo ad un’opposizione “di comodo”, fatta di astensioni e voti contrari: cercheremo, piuttosto, di convincere i rappresentanti dei Cittadini – e non c’è “consulta di frazione” che tenga, di questo titolo di rappresentanza possono fregiarsi solo i consiglieri comunali democraticamente eletti – dell’importanza che i nostri progetti avevano, hanno ed avranno per il futuro dell’intero comune. Stiamo già organizzando dei “settori di competenza”, al nostro interno, che elaborino ed approfondiscano le proposte che, nei prossimi cinque anni, il nostro gruppo consigliare presenterà.
Molti ci stanno chiedendo il nostro parere sull’esito elettorale, le ragioni della sconfitta della nostra proposta… Non nascondiamoci dietro un dito: non siamo stati sufficientemente convincenti. Punto.
Abbiamo dedicato alla campagna elettorale tempo e risorse sottraendole alle nostre famiglie ed alle nostre attività; abbiamo dato tutto quello che potevamo dare in termini di organizzazione e di energia. Abbiamo, molto probabilmente, pagato la nostra inesperienza in materia di propaganda, la minore disponibilità economica e, forse, anche qualche errore di comunicazione e di sottovalutazione dell’avversario.
Il voto.
L’astensione – che credevamo dovesse colpire a sinistra – ha senz’altro sortito maggiori effetti sugli schieramenti moderati: ben 1.294 sono stati gli elettori che non si sono recati a votare. Tolti un centinaio di residenti all’estero, rimangono oltre mille persone che non abbiamo saputo “interessare” alla politica per il nostro comune.
Le schede bianche e quelle annullate sono quasi 300 e anche questo è un dato significativo…
Da coloro che, al contrario, hanno espresso correttamente il proprio voto, trarremmo le indicazioni che seguono.
Il candidato Bonora (Sinistra per Poggio) ha intercettato per intero il suo “elettorato di riferimento”. I suoi 330 voti, infatti, sono gli stessi espressi alle europee per le liste riconducibili all’arcipelago della sinistra antagonista, da Rifondazione ai Verdi, da Sinistra e Libertà al Partito comunista dei lavoratori.
I candidati Brunello (Uniti per Poggio) e Sani (PDL + Lega nord) si sono spartiti in parti quasi esattamente uguali l’elettorato del PDL, della Lega e dei gruppuscoli dell’estrema destra.
Il sindaco uscente Pavani (Centrosinistra per Poggio) ha preso tutti i suoi voti, più quelli dell’area centrista riconducibile all’UDC di Casini.
La presenza di Franceschini (ex DC) alla guida del PD ha avuto l’effetto di ricondurre all’ovile le pecorelle smarrite…? E’ possibile.
Non crediamo a coloro che dicono che gli elettori hanno voluto punire UpP ed il PDL per essersi presentati divisi… Il fatto che, anche insieme, il totale dei consensi ricevuti da queste due liste non raggiunga il 43% risponde a quanti, nel Movimento civico, sostenevano di riuscire a “catturare” anche voti a sinistra “solo se separati dai partiti del centrodestra”. Hanno proceduto negando ogni possibilità di accordo con il PDL e il voto ha dato loro torto.
Concludendo, possiamo ben dire che pur presentando entrambi gli schieramenti moderati due candidati – a loro modo, caratterialmente, complementari – onesti e trasparenti, brillanti e appassionati, con alle spalle una vita specchiata fatta di famiglia e lavoro, questo non ha convinto.
Sbagliati i candidati? Forse.
Sbagliata la campagna elettorale? Forse.
Sbagliato il progetto? È possibile pure questo.
La morale, comunque, è che aver perduto le elezioni deve unirci e non disperderci. Se davvero siamo convinti delle nostre idee e se davvero siamo ancorati ai nostri valori, questa batosta non dev’essere sufficiente a farci sentire sconfitti. Cerchiamo di essere, se possibile, ancora più onesti, più credibili, più propositivi e se diciamo “basta ai personalismi” non lasciamo spazio a chi ancora ha le scarpe piene di sassolini da togliersi… E’ tempo di lavorare seriamente per la nostra Comunità.
L’auspicio è quello che, fra cinque anni, il lavoro comune dai banchi della minoranza abbia creato un gruppo affiatato, disinteressato e politicamente forte a sufficienza da essere preferito all’apparato che da oltre sessant’anni esercita il potere nel nostro comune.
Lo dobbiamo a chi verrà dopo di noi, prima ancora che a noi stessi.
Rodolfo Sani

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