giovedì 5 marzo 2009

E adesso che facciamo?


Bene (si fa per dire)!
Ora la crisi sta attanagliando la nostra economia e, da semplice notizia per appassionati di finanza e Wall Sreet Giournal, è divenuta – purtroppo – argomento quotidiano in tutte le nostre famiglie. Come abbiamo letto, quella di Ferrara “spicca” su tutte le province italiane, riguardo all’intensità del ricorso alla CIG (Cassa integrazione Guadagni) da parte delle aziende. A Poggio Renatico le ditte che hanno dato un po’ di posti di lavoro si contano sulle dita di una mano e la metà di queste ha seri problemi a proseguire nella produzione per mancanza di ordini. Nell’immaginario collettivo “cassa integrazione” equivale a “anticamera del licenziamento”… così abbiamo imparato a pensare alla cassa integrazione non come un ammortizzatore sociale ma come un “preavviso di guai seri”. Cercando di sorvolare sulle boutade di Franceschini sul dare i soldi ai disoccupati, con il rischio che qualche furbacchione divenga un “disoccupato di professione” e con la certezza che i soldi non possiamo stamparli in cantina, vorremmo soffermarci sul tema dell’immigrazione. Da oltre dieci anni, l'intellighenzia della sinistra, profeti di multiculturalismo da pomeriggio al bar, non fanno che ripeterci che l’immigrazione è una risorsa, “l’immigrazione permette alla nostra economia di svilupparsi”, gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare e altre facezie di questo tono. Ebbene, con la legge Turco-Napolitano ci siamo riempiti di immigrati (entravano da clandestini poi li regolarizzavamo con le sanatorie: ricordate le file davanti alle poste?), poi un parlamento un po’ più realista ha approvato la legge Bossi-Fini… che sarebbe stata buona se non fosse che, ogni volta che viene emesso un decreto d’espulsione c’è sempre un magistrato militante che lo annulla! Così ci siamo riempiti di immigrati, da tutte le parti più disgraziate del mondo.
Alzi la mano, adesso, chi ha voglia di raccontarci che costoro sono stati “una risorsa” e che hanno “sostenuto l’economia” e che gli italiani – che si trovano con la fabbrica chiusa e con il sedere per terra – “non vogliono più fare questi lavori”?
Allora che facciamo adesso? Togliamo la regolarizzazione agli stranieri? Li facciamo licenziare per poi farli campare a sbafo con i soldi degli stessi italiani diventati più poveri? Chiamiamo il Mago Silvan per farli sparire? Che facciamo?
Noi avremmo qualche suggerimento. Procediamo con ordine ed enumeriamo le proposte:
1) Intanto ringraziamo per la grazia ricevuta i governi Dini-Prodi-D’Alema-Amato-ProdiII-ProdiIII per averci consentito di arrivare a questo punto;
2) Ringraziamo Confindustria per aver mantenuto, grazie all’immigrazione, i dipendenti italiani con gli stipendi più bassi d’Europa (tanto se ad un italiano non andava bene si trovava subito un qualche straniero a cui dare per stipendio le ossa della polenta)
3) Ringraziamo i sindacati CGIL-CISL-UIL che, presi dalla smania di combattere Berlusconi, si sono dimenticati di fare gli interessi dei lavoratori….
E POI?
E poi alle prossime elezioni, invece di votare per “tradizione di famiglia” a sinistra, cominciamo a votare per noi stessi! E possiamo cominciare da qui.

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