venerdì 13 marzo 2009

A TUTTI I MIEI AMICI di Rodolfo Sani


Come senz’altro già saprete, sono candidato per la carica di sindaco alle prossime elezioni del 6 e 7 giugno. Si intitolava “Tu sei il mio amico carissimo”, una vecchia canzone di Cocciante e diceva “Ne’ soldi, ne’ donne, ne’ politica… potranno dividerci”. Io sono, prima che di ogni altra, di questa idea. L’amicizia, infatti, è uno dei valori in cui credo maggiormente.
La politica, però, è il servizio alla polis, alla comunità… e l’amicizia nulla ha a che vedere con quello che è il punto di vista, la ricerca e la pratica politica che può, anche fra amici, svilupparsi su piani e visioni divergenti.
Se non siete credenti vi dico che è stato il destino… se siete credenti, dirò che Dio ha voluto che, a questo punto della vita, mi trovassi a confrontarmi sul terreno della politica contrapponendomi a delle persone, degli avversari politici, che sono miei amici. Non è per far loro torto, ne’ per una mia precisa ambizione (esercito attività politica da 15 anni e mi avete mai visto sgomitare?) ma ritengo che oggi sia arrivato il momento in cui anche io debba giocare la mia parte per la mia comunità.
Innanzitutto vorrei sgombrare il campo dal sospetto che, dietro questa mia decisione, ci siano dei rancori personali o delle precise motivazioni di interesse. Non faccio l’imprenditore, non ho bisogno di favori dal comune e non ho interessi nell’edilizia o in qualche altra attività: sono un semplice dipendente – anche se di discreto livello – di un’azienda privata.
Con Uniti per Poggio – il movimento che vide anche il mio contributo alla sua fondazione – oramai divenuta una solida realtà partitica locale, ci ha diviso una diversa concezione della partecipazione passiva alle elezioni. Da parte mia e da parte loro, si è tentato sino all’ultimo di “mediare”, di trovare una soluzione per risparmiare ai poggesi il brutto spettacolo di un’opposizione all’attuale amministrazione che marci divisa. Eravamo già approdati ad un accordo sia sul candidato a sindaco, sia sul nome dell’alleanza, sia sul simbolo comune. Credo che l’oggetto del contendere, la “pietra dello scandalo”, sia stato il modo di concepire la lista dei candidati al consiglio comunale. Io ero per non escludere nessuno che lo volesse dalla possibilità di chiedere la fiducia all’elettorato, loro erano per una sorta di “primarie” interne al loro movimento e, quindi, per una selezione preventiva che avrebbe determinato delle esclusioni che - a mio avviso - ci avrebbero danneggiato. Per il resto, nella piattaforma di discussione le divergenze erano assolutamente ricomponibili. Per cui, sia chiaro, non è colpa ne’ loro ne’ mia. Se si hanno idee diverse non vi è una "colpa" o una "ragione", semplicemente si hanno idee diverse. Punto.
La mia dichiarazione alla stampa di qualche giorno fa è stata titolata “Sani SFIDA i civici”…. Ma il titolo è stato inventato dal giornalista. Nel testo del comunicato il termine sfida era inteso provocatoriamente contro coloro che andavano in giro, fra i miei elettori e fra gli iscritti al mio partito, ad affibbiare una precisa colpa a me del mancato accordo. Così ho semplicemente voluto dire a tutti che, a richiesta della controparte, sarei stato felice di raccontare pubblicamente, senza tema di smentita, come si sono svolte le trattative e i veri motivi della mancata alleanza fra le nostre reciproche forze. L'unica sfida che intendo lanciare, ora, è a me stesso... di riuscire impegnarmi ancora di più per la mia comunità, oltre che per la mia famiglia ed il mio lavoro.
Per quanto concerne l’attuale sindaco, il Dott. Paolo Pavani - credo che si sorprenderà per questa mia affermazione - ritengo che non abbia mal governato. E’ incappato in qualche sfortuna di troppo (il discorso delle scuole, per citarne una) ma per il resto penso che, per il peso politico che aveva in partenza, sia riuscito a fare il meglio che gli era concesso di fare. In ogni caso non rinnego, ne’ intenderò farlo in futuro, l’amicizia che mi lega a lui da quando eravamo adolescenti e che, nonostante le sue frequenti arrabbiature prevalentemente dovute al fatto che giudica il mio modo di fare politica poco “corretto”, sopravvive e - ne sono certissimo - sopravviverà a qualsiasi tornata elettorale... almeno da parte mia.
Al di là di queste mie storie personali, vi invito a credere al fatto che, chiunque si presenti a richiedere il vostro voto per amministrare Poggio Renatico, costui è animato solamente dal desiderio di operare per il bene comune. Con buona pace di Grillo e dei grillini, nessuno, da quanto mi consta, di coloro che chiederanno la vostra fiducia per ricoprire la carica di Sindaco per Poggio lo farà per proprio tornaconto.
A proposito di Grillo, agli amici che sono attratti dalle sirene dell’antipolitica vorrei dire che la Costituzione Italiana, all’articolo 49, cita “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”
Siccome sarebbe stupido dar credito alla Costituzione a giorni alterni, converrete con me che i partiti, dunque, non sono il fine della politica… bensì il mezzo! E in una democrazia rappresentativa, parlamentare, semipresidenziale o presidenziale che sia, i cittadini DEVONO eleggere dei rappresentanti che, per praticità, si raggruppano in partiti.
La democrazia diretta (invocata, oltre che da Grillo, dagli anarchici) – anche se il nome la fa sembrare migliore – è quella in cui i cittadini esercitano potere legislativo, esecutivo e persino giudiziario e, di fatto, pur apparendo un sistema libero, finisce sempre per delegare tutto il potere nelle mani di un despota. L’esempio più lampante di questa democrazia diretta viene dalla Jamahiriya libica in cui, ad esempio, il colonnello Gheddafi non ha alcuna carica, in quanto il popolo è sovrano, ma di fatto comanda tutto e solamente lui.
Diffidate, perciò, da chi “approda” in politica dall’oggi al domani, senza il necessario tirocinio all’interno di un partito. I partiti servono a formare e selezionare la classe dirigente e ad “insegnare” ai giovani l’importanza ed il valore della democrazia. Ma, se i partiti sono fatti dagli uomini, non si può pensare che un uomo sia fatto da un partito. Perciò chiederò il voto a tutti, sia persone che simpatizzano a sinistra sia a quelle che, al contrario, tifano a destra. Chiederò il voto alla mia persona, non solo ai partiti che mi hanno candidato. E’ vero, sono stato candidato da molti partiti politici, ma lo sono stato perché questi partiti – fra cui quello in cui anche io ho militato – hanno avuto fiducia in me e in quello in cui credo. E per questo stesso motivo andrò, casa per casa, frazione per frazione, a presentarmi alla gente. “Avete fiducia in me?” domanderò… Chiederò ai miei concittadini di interessarsi a sapere chi sono e chiederò loro di parlarmi affinché anche io possa conoscerli. Io non mi atteggerò a tribuno e non pretenderò l’ascolto dalla mia platea: sarò anzi io a stare in platea ad ascoltare le persone. Il giudizio lo chiederò sulla mia “visione”, perché sarà questa ad essere giudicata dagli elettori. Il programma saranno gli elettori stessi a redigerlo. Servizi, istruzione, sicurezza, lavoro, benessere… quanti slogan potrei inventare facendo leva su questi argomenti, tutti egualmente “scottanti”, tutti di massimo interesse per la gente. Invece non procederò a slogan. Lo ripeto, quello che dovranno giudicare i miei concittadini sarà l’idea che io ho su come deve essere il migliore sindaco di Poggio Renatico. Io penso che chi esercita la politica, si debba far carico di tutta la comunità a cui chiede il consenso. Io penso che chi esercita la politica non si debba limitare ad amministrare, bensì guidi, conduca gli amministratori verso l’obiettivo che ritiene il migliore per la propria comunità. Io penso che chi esercita la politica debba assumersi la responsabilità delle proprie idee e delle proprie azioni e, se il consenso ricevuto non sarà sufficiente per raggiungere la vittoria, non si arrenda e, se veramente crede in ciò che pensa, continui a sostenere le sue ragioni. Il buon confronto politico migliora tutti, anche gli avversari.
Rodolfo Sani

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